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Informazioni in pillole

In questa sezione puoi trovare delle informazioni in pillole sul tema della higher education.

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LUGLIO 2019 – UK – Immatricolazioni dettate dai “prezzi dei treni”

Gli open day sono diventati un grande affare per le università, ma anche un grande costo per le famiglie e un fattore che potrebbe limitare direttamente le scelte degli studenti svantaggiati, scrive Sean Coughlan per la BBC News. "È importante parlare dei costi degli open day", afferma Rachel, una diplomanda di Plymouth, nel Devon, che sta esaminando le diverse opzioni universitarie. "Non tutti possono permettersi di uscire dalla propria zona. I biglietti del treno sono costosi e c'è anche molto probabilmente un alloggio da pagare." Luglio è l'alta stagione per gli open day: decine di migliaia di adolescenti e le loro famiglie girano in lungo e in largo nel Paese per decidere dove studiare. Un viaggio di ritorno in treno da nord a sud può costare 200 o anche 300 sterline. E anche con gli sconti sui biglietti ferroviari, quando ci sono quattro o cinque università da visitare, la stagione degli open day può presto diventare una “porta chiusa” dai prezzi inaccessibili.

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LUGLIO 2019 – AUSTRALIA – Stress finanziario e performance degli studenti

Un nuovo studio ha scoperto che lo stress finanziario e mentale sta influenzando la capacità di studio degli studenti universitari australiani, scrive Jessica Dunne sul sito 10 Daily. L’indagine 2018 dal titolo Higher Education Accommodation and Financial Stress si è concentrata sullo stress finanziario (relativo all'alloggio e alla sicurezza alimentare) che gli studenti, australiani e stranieri, hanno dovuto affrontare durante gli studi universitari in Australia. Circa 1.200 studenti sono stati coinvolti nell’indagine curata dalla Swinburne University of Technology. Più della metà degli intervistati (55%) ha affermato che lo stress finanziario ha avuto un impatto diretto su almeno un'area di studio. Quasi il 32% degli studenti ha affermato che lo stress finanziario ha impedito di svolgere i compiti assegnati "al meglio delle proprie capacità", mentre quasi il 28% ha affermato che ha impedito loro di frequentare le lezioni. Quasi il 14%, infine, ha dichiarato che lo stress finanziario li ha costretti a lasciare l'università.

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LUGLIO 2019 – SVEZIA – Un’agenzia nazionale per la cattiva condotta nella ricerca

A giugno il parlamento svedese ha approvato una legge per la creazione di un'agenzia governativa incaricata di indagare sulla cattiva condotta nella ricerca, a seguito di alcuni casi eclatanti degli ultimi anni. Secondo Nature, l'agenzia diventerà attiva nel gennaio 2020 e supervisionerà i casi di cattiva condotta da parte di università, agenzie del governo centrale, comuni, consigli di contea e istituti di istruzione privati. Al momento, in questi casi si attivano soltanto indagini interne. Secondo Karin Åmossa, responsabile del settore ricerca e affari internazionali dell'Associazione svedese di insegnanti e ricercatori universitari, ciò può portare a casi investigati non correttamente o alla mancanza di trasparenza. In un caso del 2015, il chirurgo della trachea Paolo Macchiarini, che all'epoca lavorava presso l'Istituto Karolinska, è stato accusato di cattiva condotta relativa ai trapianti sperimentali di trachea. Alcuni degli esperimenti di trapianto si sono conclusi con la morte dei pazienti. L'Istituto Karolinska inizialmente aveva escluso la responsabilità di Macchiarini, ma un'indagine indipendente commissionata dall'istituto in seguito ha messo in luce l’inadeguatezza del suo operato negli esperimenti.

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GIUGNO 2019 – US – Cosa c'è in un nome? Bias a danno delle donne e delle minoranze

Secondo una nuova ricerca, il nome di un candidato può impedire di ottenere una posizione post-dottorato nelle scienze naturali negli Stati Uniti, a causa del pregiudizio di genere e razza, In un esperimento, alcuni CV identici per un ipotetico dottorando sono stati inviati a professori di biologia e fisica in 8 grandi università pubbliche di ricerca statunitensi. Le uniche differenze tra gli otto CV inviati erano i nomi usati per i candidati: Bradley Miller, Claire Miller, Zhang Wei, Wang Li, Jamal Banks, Shanice Banks, José Rodriguez e Maria Rodriguez. La ricerca, pubblicata sulla rivista Sex Roles, ha scoperto che gli accademici di fisica hanno valutato gli uomini come significativamente più competenti e disponibili, e allo stesso modo hanno preferito i candidati bianchi e asiatici rispetto ai candidati neri e latini. Le donne di colore e gli uomini e le donne latini avevano le minori probabilità di essere assunti nel settore della fisica. I professori di biologia hanno giudicato i candidati asiatici più competenti e con più probabilità di essere assunti dei candidati neri, ma non hanno mostrato altri pregiudizi razziali o verso le donne. Le donne sono state giudicate più gradevoli delle loro controparti maschili in entrambi i dipartimenti (fisica e biologia). Un totale di 251 docenti di fisica (94) e biologia (157) hanno partecipato allo studio. Tra i fisici intervistati, il 90% era di sesso maschile, mentre tra i biologi tale percentuale scende al 65%.

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GIUGNO 2019 – MONDO – Nuove regole di trasparenza per le riviste scientifiche

Mentre l'iniziativa Plan S, guidata dall'Europa, avanza, nuovi requisiti di trasparenza sui processi editoriali delle riviste scientifiche potrebbero aiutare i ricercatori a prendere decisioni più informate su dove inviare il loro lavoro. I nuovi requisiti per l’accesso aperto - che dovrebbe entrare in vigore nel gennaio 2021, un anno dopo il previsto - delineano una serie di condizioni obbligatorie che le riviste e le altre piattaforme devono rispettare affinchè gli accademici finanziati dai participating funders del piano possano pubblicare con loro. Si prevede che una rivista debba fornire sul proprio sito "una descrizione dettagliata delle sue politiche editoriali e dei processi decisionali", con un "sistema solido" per la revisione tra pari in linea con le linee guida elaborate dal comitato per l'etica della pubblicazione. Inoltre, ogni anno devono essere pubblicate almeno le statistiche di base, riguardanti in particolare il numero di invii di paper, il numero di review richieste e ricevute, il tasso di accettazione e il lasso di tempo medio tra presentazione e pubblicazione. L'obbligo di trasparenza è un requisito aggiunto alle linee guida per l’attuazione del Piano S insieme all'impegno dei participating funders - finora 19 (tra cui UK Research and Innovation, Wellcome Trust e la Bill and Melinda Gates Foundation) - a condividere i principi contenuti in documenti quali la Dichiarazione di San Francisco sulla valutazione della ricerca, secondo cui il journal impact factor non dovrebbe essere utilizzato per valutare la qualità delle pubblicazioni.

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GIUGNO 2019 – UK – Troppa attenzione ai dati sulle retribuzioni dei laureati

Il ministro delle università Chris Skidmore ha messo in guardia dal fare troppo affidamento sui dati sull'occupazione dei laureati per giudicare il valore dei diplomi, dopo che la review indipendente Augar (dal titolo Post-18 review of education and funding) ha suggerito che potrebbero essere un fattore chiave nel determinare i finanziamenti. Mentre la Augar review ha affermato che le scelte di finanziamento dovrebbero anche tenere conto del valore sociale di corsi come infermieristica e insegnamento, Skidmore ha evidenziato la difficoltà di misurare tale valore accuratamente e ha affermato che le arti e le discipline umanistiche non devono essere emarginate. Secondo le raccomandazioni della review, le tasse universitarie in Inghilterra sarebbero limitate a £ 7.500 dall’anno accademico 2021-22, e si utilizzerebbero fondi pubblici per arrivare a coprire l’attuale ammontare di £ 9.250 di tasse per studente. Tuttavia, tali fondi dovrebbe essere riallocati tra discipline in modo da "riflettere più accuratamente i costi dei diversi corsi di laurea ed il loro valore sociale ed economico per studenti e contribuenti". Skidmore ha sostenuto che i corsi di arti e discipline umanistiche dovrebbero essere incoraggiati, giacchè sono "assolutamente vitali per il successo e la prosperità della nostra nazione - non solo in termini di trasformazione della vita di coloro che li studiano e di migliorare le loro prospettive future. Ma per rafforzare la nostra economia e mettere saldamente il Regno Unito sulla mappa dei leader mondiali nell'educazione creativa ".

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MAGGIO 2019 – ONTARIO – Fondi alle università legati alla performance

Nel tentativo di aumentare sia la "responsabilità" che la "trasparenza" nel finanziamento del più grande sistema di college e università del Canada, il governo conservatore dell'Ontario ha in programma di legare il finanziamento dell'istruzione terziaria a una serie di 10 indicatori. A partire dal prossimo anno, il 25% del finanziamento provinciale sarà collegato a tali indicatori, con una quota che salirà al 60% entro l'anno accademico 2024-25. Gli indicatori consentiranno ai funzionari del ministero di determinare "un miglioramento differenziato, in cui i punti di forza di ogni individuo sono riconosciuti e migliorati", ha affermato il ministro. Nove indicatori saranno a livello di sistema e uno sarà specifico per ciascuna istituzione, con la ponderazione di ciascun indicatore da negoziare con ciascuna istituzione. Esistono sei indicatori "abilità e risultati" e quattro indicatori di "impatto economico e di comunità". L'ultimo indicatore sarà definito dall'università o dal college stesso, ma potrebbe creare risultati strani. Ad esempio, un'istituzione che riveste un ruolo cruciale per una piccola comunità locale potrebbe avere un impatto economico molto maggiore rispetto a un'istituzione in una grande città.

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MAGGIO 2019 – MONDO – Svizzera e Australia al top per l’attrattività dei talenti

La prosperità degli Stati dipende sempre più dalla loro capacità di attrarre persone di talento e qualificate dall'estero. I paesi competono in tal senso attuando politiche migratorie “attrattive”, che per la prima volta l'OCSE ha classificato in un indice. La Svizzera e l'Australia sono leader in termini di attrattività per talenti, giacchè compaiono tra i primi sei Paesi in tre categorie in base agli Indicatori OCSE: lavoratori altamente qualificati a livello di master o dottorato; studenti universitari internazionali e imprenditori stranieri. Il rapporto " How do OECD countries compare in their attractiveness for talented migrants" è stato pubblicato il 29 maggio 2019 insieme all'indice interattivo dei talenti. All'interno delle categorie di laureati, studenti universitari e imprenditori, il rapporto valuta sette dimensioni: qualità delle opportunità; reddito e tasse; prospettive future; ambiente familiare; competenze; inclusione e qualità della vita. Tiene inoltre conto di quanto sia difficile per i potenziali migranti qualificati ottenere un visto o un permesso di soggiorno. Australia, Svezia, Svizzera, Nuova Zelanda, Canada e Irlanda sono tra i paesi OCSE più attraenti per i lavoratori con titoli post-laurea. Hanno il vantaggio di offrire condizioni lavorative favorevoli e un ambiente eccellente per i lavoratori altamente qualificati in generale. Per gli studenti universitari internazionali, i primi cinque paesi sono Svizzera, Norvegia, Germania, Finlandia, Stati Uniti e Australia. Alcuni paesi che hanno molti studenti internazionali - tra cui Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito – “scendono” nella classifica a causa di tasse di iscrizione relativamente elevate.

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MAGGIO 2019 – US – Le valutazioni offensive degli studenti fanno paura ai docenti

Secondo un recente studio condotto in alcune università americane, i commenti offensivi persistenti nelle valutazioni degli studenti fanno sentire gli accademici angosciati e impauriti. Heather Carmack, professore associato nel dipartimento di studi sulla comunicazione dell'Università dell'Alabama, e Leah LeFebvre, ricercatore nello stesso dipartimento, hanno esaminato le risposte emotive di alcuni accademici negli Stati Uniti ai commenti negativi ricevuti nelle valutazioni degli studenti. Gli autori hanno inizialmente chiesto ai partecipanti allo studio di identificare tutti i commenti negativi ricevuti dagli studenti nella valutazione dei loro corsi. I 90 intervistati hanno indicato il 38,5% dei commenti negativi come causa di tristezza, 28% di rabbia, 23,7% di paura e 7,4% di sorpresa. Gli autori raccomandano alle università di dedicare più tempo a formare gli studenti sull’obiettivo delle valutazioni dei corsi e su come fornire critiche costruttive.

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MAGGIO 2019 – FRANCIA – Dottorandi e insegnamento: retribuzione sotto il minimo salariale

I dottorandi francesi che insegnano nelle università sono pagati meno del salario minimo per l'insegnamento. È quanto afferma la Confederazione dei giovani ricercatori (CJC) francese, che ha accusato le università di trattarli come autisti Uber: i dottorandi che insegnano "sono considerati come lavoratori esterni, che lavorano con l'università ma non sono impiegati dalle università". Il salario minimo generale aumenta con l'inflazione, ma alcuni dottorandi non sono trattati come dipendenti bensì come vacataires: insegnanti temporanei con una retribuzione oraria specifica a cui non si applica il salario minimo più ampio, ha spiegato Quentin Rodriguez, presidente del CJC. Quest'anno, il salario minimo ha superato il tasso di retribuzione per i vacataires, pari a € 9,86 l'ora secondo il CJC. Sebbene non ci siano statistiche ufficiali, il CJC stima che circa un quarto degli studenti di dottorato, circa 10.000 - 15.000, e in particolare nelle scienze sociali e umanistiche, sono occupati in questi programmi di insegnamento temporaneo. Questa attività "per molti dottorandi [è] l’unica fonte di reddito per proseguire gli studi dottorali", ha detto Quentin Rodriguez.

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APRILE 2019 – STATI UNITI – La qualità dell'insegnamento nell'istruzione è un mito?

Le università statunitensi possono essere considerate tra i leader mondiali in termini di ricerca, ma non ci sono prove sufficienti del fatto che questo abbia qualche influenza sulla loro capacità educativa. È quanto sostiene John Tagg - professore emerito al Palomar College, California. Nonostante il mito dell'istruzione che ispira le mission dei college e delle università, studi affidabili hanno appurato che al college gli studenti non imparano molto. Come è possibile? La risposta può essere trovata nel mito dell'unità dell'insegnamento e della ricerca. Uno degli studi più interessanti su questo argomento, intitolato "I docenti di ruolo sono docenti migliori?", è stato svolto alla Northwestern University nel 2017. I ricercatori hanno valutato la qualità dell'insegnamento esaminando le prestazioni degli studenti nelle classi successive. È emerso che: "indipendentemente dalla misura della qualità dell'insegnamento e della ricerca utilizzata, non sembra esistere una correlazione tra qualità dell'insegnamento e qualità della ricerca". L'educazione universitaria dovrebbe aiutare gli studenti ad essere consapevoli del loro percorso di studi e preparali per affrontare le mutevoli sfide del mondo contemporaneo. Eppure negli Stati Uniti le istituzioni generano un flusso infinito di dati autoreferenziali poco utili a cogliere le reali conseguenze del loro operato.

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APRILE 2019 – MONDO – Le app per la salute mentale degli studenti fanno più male che bene?

Man mano che cresce la preoccupazione per il benessere degli studenti, e man mano che le liste di attesa per i servizi di counselling e supporto psicologico si allungano, i siti universitari indirizzano sempre più gli studenti - e, in alcuni casi, lo staff - a servizi di supporto online, ad esempio ad app come Headspace e Calm. Tuttavia, alcuni accademici avvertono il rischio che molte di queste app siano basate su prove scientifiche limitate. E con le università che si sforzano di dimostrare di agire sulla salute mentale degli studenti, e con alcuni sviluppatori di software che cercano di soddisfare una crescente domanda, esiste la preoccupazione che gli studenti possano essere indirizzati a un'app che offre loro diagnosi errate o terapie inappropriate. Uno studio pubblicato il mese scorso nella rivista NPJ Digital Medicine ha rilevato che 47 delle 73 app di salute mentale esaminate hanno affermato l'efficacia nella diagnosi di una condizione di salute mentale o nel miglioramento dei sintomi, dell'umore o dell'auto-gestione del disturbo. Solo due, tuttavia, sono state in grado di citare prove basate sulla valutazione dell'app stessa e solo una è in grado di fornire una citazione della letteratura scientifica pertinente.

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APRILE 2019 – EUROPA – Le università dovrebbero lavorare per un “bene più grande”

La competizione “amichevole” può spingerci tutti a fare meglio. Ma quando la competitività che alimenta l'eccellenza e il prestigio si basa sulla logica del mercato, le università perdono di vista il loro vero scopo. È quanto afferma Kathleen Fitzpatrick, direttrice e docente alla Michigan State University. La ricerca del prestigio non è il problema in sé e per sé, e l'eccellenza è, naturalmente, qualcosa per cui lottare. Ma può allontanare dalla produzione e condivisione delle conoscenze e produrre un effetto negativo su investimenti e priorità. Ma cosa succederebbe se mettessimo al centro ciò che ha per noi valore, il vero scopo dell'istruzione superiore? Un tale processo richiederebbe, in primo luogo, un'attenta articolazione di ciò che sono i nostri valori – ad es. equità, apertura e public engagement - e del perché rappresentano il successo per un’istituzione. Un tale processo permetterebbe di comprendere che ciò che conta di più è fuori delle metriche quantitative e della gerarchia dei ranking di eccellenza e, piuttosto che essere messi l'uno contro l'altro, chiederebbe di pensare obiettivi collettivi sia a livello di dipartimento che di istituzione. Per dare solo un esempio, si potrebbe decidere - come ha fatto l'Università di Ghent - di non "partecipare ai ranking dello staff". Ciò creerebbe un ambiente in cui il talento può prosperare in tutte le sue declinazioni, invece di essere valutato in base a parametri burocratici che spersonalizzano e possono soffocare la vera innovazione.

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APRILE 2019 – EUROPA – La ricerca delle università nell’UE deve risolvere i problemi sociali

Jean-Eric Paquet, a capo della direzione Ricerca e innovazione della Commissione europea, ha messo in guardia le università sul fatto che le priorità per la ricerca dovrebbero essere le sfide economiche e ambientali attuali piuttosto che attività curiosity-driven. Horizon Europe, il prossimo programma UE per la ricerca e l’innovazione (stanziamento di € 100 miliardi), dovrebbe sostituire l'attuale programma Horizon 2020 a partire dal 2021. Il programma si allontana dalla ricerca curiosity-driven per dedicarsi a un’idea di ricerca che abbia un impatto immediato sul mondo reale, ad esempio in rferimento alla creazione di un nuovo Consiglio europeo per l'innovazione, che dovrebbe fornire alle start-up europee adeguato supporto finanziario per competere con i rivali statunitensi e cinesi. Vi è poi consenso sul fatto che la ricerca europea dovrebbe concentrarsi sulla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, tra cui la protezione della biodiversità, una società più equa ed il superamento di un sistema economico che si sviluppa consumando le risorse naturali. Paquet ha tuttavia rassicurato che i tradizionali pilastri della ricerca “blue sky” saranno inclusi in Horizon Europe.

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MARZO 2019 – REGNO UNITO – Il successo del Regno Unito nei finanziamenti ERC è a rischio

L'importanza della partecipazione del Regno Unito al Consiglio europeo della ricerca (ERC) si è resa evidente con l’assegnazione al Paese della maggior parte dei premi nell'ultimo round di finanziamento. I ricercatori con sede nel Regno Unito si sono aggiudicati 47 delle 222 advanced grants (che in genere valgono fino a 2,5 milioni di euro) erogate dallo ERC, pari a più di una su cinque. I ricercatori con base in Germania hanno ottenuto 32 grants, quelli operanti in Francia 31, mentre gli studiosi nei Paesi Bassi ne hanno ottenuti 23. Circa un terzo dei grants del Regno Unito è andato a cittadini europei che lavorano in istituzioni di ricerca britanniche. Tuttavia, questa fonte di finanziamento potrebbe essere compromessa nel caso di una Brexit senza accordo. Senza un accordo di associazione con l’Unione europea in relazione al prossimo round di finanziamenti, i beneficiari di grants ERC non potranno più lavorare a tempo pieno nel Regno Unito. Il Regno Unito sta valutando la possibilità di creare un'alternativa “interna” al programma ERC, che sarebbe aperta ai ricercatori di tutto il mondo, ma secondo i leader del settore, tale ipotetico programma faticherebbe a rivaleggiare con il prestigio dello ERC.

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MARZO 2019 – REGNO UNITO – L'alternativa post-Brexit a Erasmus +

Il Ministro britannico dell’università, Chris Skidmore, ha confermato che il governo del Regno Unito sta elaborando un proprio programma alternativo di mobilità studentesca nel caso in cui l'accesso a Erasmus + fosse impedito dopo la Brexit. Rivolgendosi ai leader del settore al Forum internazionale sull'istruzione superiore delle Università del Regno Unito, il Ministro ha affermato che il Regno Unito è "aperto ad esplorare la partecipazione al programma che succederà all'attuale programma Erasmus +" dopo l’uscita del Regno Unito dall'Unione europea. Ma, ha aggiunto, il Regno Unito sta "considerando anche una vasta gamma di opzioni per quanto riguarda il futuro degli scambi internazionali e della collaborazione nel campo dell'istruzione e della formazione, compresa una potenziale alternativa interna al programma Erasmus +". I potenziali benefici di uno schema di mobilità internazionale includono la capacità di adattare il sistema alle esigenze del Regno Unito e di indirizzare i finanziamenti laddove è maggiormente necessario. La futura partecipazione del Regno Unito a Erasmus +, che rappresenta oltre la metà dei percorsi di mobilità internazionale degli studenti britannici, è stata messa in dubbio sin da quando il Regno Unito ha votato per uscire dall'UE. Il Regno Unito si è impegnato a coprire il finanziamento della partecipazione al programma fino alla fine del 2020 e ha accettato di coprire il costo delle borse di studio approvate prima del giorno dell’uscita in caso di Brexit senza accordo.

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MARZO 2019 – NORVEGIA – Proteste per l’accreditamento di un corso di astrologia

Una disputa è scoppiata in Norvegia dopo l’accreditamento dei corsi di astrologia in qualità di corsi universitari, che comporta la possibilità per gli studenti di utilizzare i prestiti governativi per cercare il significato degli eventi nelle stelle. Gli scienziati norvegesi hanno criticato la decisione, ma l'Agenzia norvegese per l'assicurazione della qualità nell'istruzione (NOKUT) ha affermato che nel prendere tale decisione ha rispettato la legge e incolpato il governo per non aver ascoltato le sue richieste di criteri accademici più rigidi. NOKUT ha accreditato tre corsi presso la filiale di Oslo di Herkules, una scuola di astrologia fondata 18 anni fa con sedi in quattro città in tutta la Norvegia, innescando un'ondata di critiche. Herkules ha combattuto una lunga battaglia per ottenere l'accreditamento, che è stato finalmente concesso dopo che la scuola ha sostenuto con successo che c'era un "potenziale campo di lavoro" per gli astrologi dopo il conseguimento della laurea. Il problema legato alla valutazione per l’accreditamento è che per l'istruzione professionale, a differenza dei corsi universitari, non sono considerati i parametri "standard accademici, obiettività e considerazione etica". In tali casi, l'accreditamento si concentra invece in gran parte su settori quali governance, infrastrutture, caratteristiche della facoltà e rilevanza per il posto di lavoro. Sulla scia delle proteste, il governo ha istituito un gruppo di lavoro per definire quale dovrebbe essere i requisiti per il settore delle istituzioni professionalizzanti. È quanto ha affermato Tom Erlend Skaug, segretario di stato presso il Ministero della Pubblica Istruzione e Ricerca norvegese.

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MARZO 2019 – MONDO – L'avanzata della leadership femminile è in stallo

Secondo un'analisi dei dati di Times Higher Education World University Rankings, il numero delle migliori università del mondo guidate da donne è rimasto fermo negli ultimi 12 mesi, in seguito a un calo dell'anno precedente, Solo il 34 - ovvero il 17% - delle 200 migliori università nell'ultima classifica del 2019 ha un leader femminile, lo stesso numero dell'anno precedente. Nel 2017, 36 (18%) delle università classificate tra le prime 200 erano guidate da una donna. Il Sudafrica è entrato nella lista, dopo che Mamokgethi Phakeng è diventata rettore dell'Università di Città del Capo. Si tratta dell'unica università africana tra le prime 200 della classifica. La Svezia è al secondo posto nell'elenco dei paesi con la più alta percentuale di leader femminili; delle cinque istituzioni svedesi nelle top 200, tre sono guidate da donne. La Svizzera, la Francia, il Regno Unito e l'Australia sono gli unici altri paesi che superano la media globale sulla quota delle università guidate da donne. Gli Stati Uniti hanno il maggior numero di leader donne (9). Rappresenta infatti poco più di un quarto (26%) delle leader femminili in cima alla classifica, in calo rispetto al 32% dell’anno precedente. Sette delle 34 leader donne (21%) sono nel Regno Unito, tra cui Louise Richardson, rettore della più prestigiosa istituzione al mondo, l'Università di Oxford. Dei 25 paesi che figurano tra i primi 200, 14 non hanno leader universitari donne.

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FEBBRAIO 2019 – AUSTRALIA – Gli australiani chiedono meno studenti stranieri

Negli ultimi 20 anni, il numero di studenti stranieri iscritti a scuole, college e università australiane è aumentato di oltre 300.000 unità (+560%). Gli studenti stranieri ora ammontano a quasi 360.000 - rispetto ai 53.000 del 1997. Il gruppo di otto università leader ha affermato che ogni tre studenti internazionali iscritti contribuiscono con 1 milione di dollari australiani (circa 623.200 euro all'economia australiana nel corso dei loro studi. Ma, con i sobborghi interni delle città capitali affollate di studenti stranieri e altri arrivi internazionali, gli australiani sono sempre più scontenti. Un'indagine nazionale, commissionata dall'Università del New South Wales (UNSW), ha inaspettatamente rivelato il crescente antagonismo pubblico nei confronti dei visitatori internazionali. Tanto che la maggioranza della gente ora crede che il governo dovrebbe porre fine a qualsiasi aumento del proprio numero. Il sondaggio di oltre 1.500 persone è stato effettuato all'inizio di febbraio. I risultati hanno mostrato che il 54% degli australiani ritiene che il numero degli studenti stranieri non debba crescere. Sorprendentemente, il sostegno più forte (62%) proviene dai giovani tra i 18 ei 34 anni in Australia, quasi la metà dei quali è in possesso di una laurea triennale.

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FEBBRAIO 2019 – FRANCIA – La prima strategia nazionale per la ricerca

La Francia si sta preparando per attuare un piano di ricerca nazionale pluriennale per la prima volta. Il programma dovrebbe ridurre la burocrazia e fornire agli scienziati maggiori risorse. Gli scienziati in Francia lamentano da tempo che i loro budget per la ricerca fluttuano con le amministrazioni politiche, un aspetto che questa strategia intende affrontare. La ricerca finanziata con fondi pubblici in Francia è condotta principalmente in laboratori affiliati ad università gestiti da agenzie di ricerca e simili. Ciascuno riceve una parte del budget governativo destinato alla ricerca, che per il 2019 ammonta a circa € 8,8 miliardi. Lo scorso luglio, una missione di inchiesta parlamentare francese ha sostenuto l'idea di un piano di ricerca nazionale. Scienziati, leader della ricerca e membri del parlamento stanno attualmente fornendo consulenza sul programma, che sarà modellato su una strategia di difesa nazionale; i gruppi di lavoro esamineranno i finanziamenti, le risorse umane per migliorare le prospettive di carriera scientifica per giovani scienziati e i collegamenti tra il settore pubblico e privato per promuovere l'innovazione. Il piano dovrebbe essere introdotto in una legge che il governo intende approvare entro il 2021. Coprirà almeno tre anni e potrebbe coincidere con il prossimo importante programma di finanziamento della ricerca dell'Unione europea, Horizon Europe, per il 2021-27. Il piano prevede un aumento del budget per la ricerca è parte del piano, con l'obiettivo di aumentare la spesa pubblica e privata della Francia per l’istruzione al 3% del prodotto interno lordo, rispetto a una media del 2,2% negli ultimi 4 anni. Il piano è stato accolto calorosamente dai responsabili delle principali agenzie di ricerca del paese, mentre le reazioni della comunità di ricerca sono state contrastanti.

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FEBBRAIO 2019 – EUROPA – È necessaria un'iniziativa sull'insegnamento e l'apprendimento?

Un'iniziativa europea per potenziare l'insegnamento universitario porterebbe valore aggiunto in paesi che non hanno alcuna iniziativa nazionale esistente o perché non è stata sviluppata o perché la dimensione del sistema è troppo limitata. Ma non sarebbe realistico aspettarsi che un'iniziativa europea soddisfi le diverse esigenze e richieste dell'intero settore europeo dell'istruzione universitaria. Pertanto, dovrebbero essere considerati diversi modelli alternativi. Tale alternative permettono di creare sinergie con le iniziative nazionali e istituzionali già esistenti, facilitando lo scambio e la collaborazione tra loro e consentendo di creare una dimensione europea nel miglioramento dell'insegnamento simile ad altre aree di collaborazione stabilite ad esempio a livello di politiche europee Questa è la conclusione di un rapporto di fattibilità prodotto dal progetto del Forum europeo per la collaborazione rafforzata nell'insegnamento (EFFECT) * per l'Associazione delle università europee. Il progetto si proponeva di esplorare come lo sviluppo pedagogico del personale e gli sviluppi dell'apprendimento e dell'insegnamento in generale potessero essere migliorati e sostenuti attraverso un'azione a livello europeo. I diversi modelli considerati nel rapporto includono opportunità strutturate di apprendimento tra pari, una rete di centri istituzionali per l'apprendimento e l'insegnamento, programmi di sviluppo del personale collaborativi offerti da consorzi universitari e un approccio di valutazione istituzionale

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FEBBRAIO 2019 – UNGHERIA – Ricercatori protestano contro cambi nei finanziamenti

Migliaia di scienziati sono scesi in strada in Ungheria martedì 12 febbraio per protestare contro i cambiamenti apportati ai finanziamenti della ricerca governativa. Le manifestazioni sono solo l'ultima di una serie di scontri tra i ricercatori e il governo populista del paese sulla libertà accademica. La tensione tra il governo ungherese e le istituzioni accademiche è iniziata mesi fa. Lo scorso dicembre, la European Central University, un'istituzione con sede a Budapest fondata dall'investitore e filantropo George Soros, ha annunciato che sarebbe stata costretta a spostare gran parte dei suoi programmi a Vienna. Il governo ha sostenuto che l'università non ha rispettato i regolamenti per gli istituti di istruzione superiore, ma i critici ritengono che la pressione politica esercitata sull'università è in reazione alle opinioni liberali di Soros sull'immigrazione e il globalismo. Le ultime mosse, annunciate lo scorso mese dal Ministero per l'innovazione e la tecnologia del governo, incanalano denaro lontano da istituzioni come la Academy of Sciences e richiedono invece ai singoli ricercatori di competere tra loro per ottenere fondi. Il presidente del paese, Viktor Orban, ha affermato che lo scopo dei cambiamenti è quello di allocare meglio le risorse alla ricerca innovativa. I critici avvertono che questo può significare che il governo è in grado di imporre ordini politici e ideologici ai progetti di ricerca. Il fisico Zoltan Berenyi ritiene che questa mossa sia motivata dall'antipatia di Orban per l'indipendenza dell'Accademia. "Vediamo che nell'Ungheria di oggi molte cose possono essere fatte anche nei campi universitari e scientifici", dice Berenyi. "Di certo non quella di rendere la ricerca più efficiente."

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GENNAIO 2019 – GERMANIA – Facebook finanzia l'etica in intelligenza Artificiale

La Technical University di Monaco riceve da Facebook una donazione di 6,5 milioni di euro per istituire un’organizzazione che si occupi di questioni etiche nel campo dell'intelligenza artificiale. L'Istituto universitario per l'etica dell'intelligenza artificiale ha lo scopo di esplorare aree quali la salute, la definizione delle politiche, le imprese e l'economia del web e affronterà la trasparenza, la responsabilità, i diritti umani e altre questioni nel contesto delle interazioni tra umani e intelligenza artificiale. Facebook sta diffondendo i suoi finanziamenti per il nuovo istituto, che dovrebbe aprirsi a febbraio, per un periodo di cinque anni.

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GENNAIO 2019 – FRANCIA – Le quote di reclutamento femminile sono controproducenti

L'introduzione di quote per far entrare più donne in comitati di reclutamento universitari in Francia si è ritorta contro e in realtà ha portato molte meno donne accademiche ad essere assoldate, ha rivelato una nuova ricerca. Una reazione maschile contro le misure di equità è la ragione più probabile per il declino nel reclutamento delle donne, secondo un'analisi di Pierre Deschamps. L’economista di Sciences Po a Parigi ha esaminato i dati sul reclutamento di 455 comitati di assunzione in tre università francesi negli anni precedenti e successivi all'introduzione del requisito per i comitati di reclutamento di attirare almeno il 40 per cento dei loro membri da ciascun genere. La modellistica del dott. Deschamps indica che, se non fossero state introdotte le quote, il 38% in più di donne sarebbe stato assunto

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GENNAIO 2019 – REGNO UNITO – Libertà accademica e social media

Università e accademici devono stabilire con urgenza ciò gli studiosi possono scrivere online, hanno affermato gli esperti, in quanto diversi membri del personale delle istituzioni di tutto il Regno Unito hanno rivelato di essere stati contattati o disciplinati dai gestori sul loro uso dei social media. Le università non si aspettavano che Twitter sarebbe stato utilizzato così ampiamente, quindi la risposta della maggior parte delle università è stata quella di aumentare l'attenzione su ciò che stava accadendo sui social media. Questo è un problema che le università di tutto il mondo stanno affrontando. All'inizio di questo mese, la Chicago State University ha accettato di pagare $ 650.000 (€579.000) per regolare una battaglia legale di quattro anni con due accademici che hanno pubblicato un blog critico per la leadership dell'istituzione.

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GENNAIO 2019 – MONDO – La festa è finita per i branch campus?

La perdita di 27 milioni di sterline (31 milioni di euro) nel branch campus dell'Università di Reading in Malesia lo scorso anno dovrebbe fornire lezioni sulle sfide associate all'apertura di filiali oltreoceano, secondo gli esperti del settore. Il deficit del campus della Malesia ha fatto sì che l’università britannica registrasse una perdita di 20 milioni di sterline (23,5 milioni di euro) per l'anno terminato nel luglio 2018. Una dettagliata revisione finanziaria del branch campus aveva dichiarato che "l’università sarebbe continuata a rimanere in perdita per circa quattro anni "prima che il campus potesse tornare in pari. Tuttavia, un documento interno documenta un deficit molto più significativo di quanto previsto: un rapporto del direttore finanziario di Reading nel febbraio 2017 prevedeva una perdita di £ 8 (€ 9,3) milioni per il campus nel 2017-18 a solo un anno dalla sua inaugurazione. Una recensione di KPMG sottolinea che l'università britannica aveva già investito £ 21 (€ 24,3) milioni che arriveranno a una quota tra £ 50 (€ 58) milioni e £ 70 (€ 81) milioni nel corso del quinquennio tra 2016-17 e 2020-21. Aggiunge che il campus potrebbe fisicamente chiudere il 1 ° giugno 2021, ma qualunque decisione sia presa "almeno un ulteriore £ 40-45 (€ 46-52) milioni di finanziamenti sarà necessario per la Malesia nei prossimi cinque anni". Il rapporto rileva che il campus si trova in un'area che non gode della migliore reputazione in Malesia, vicino al confine di Singapore, che ha reso difficile il reclutamento. Riporta inoltre il regime dei visti della Malesia, le difficoltà economiche e il processo di accreditamento come ragioni per la perdita, sostenendo che " è improbabile che vengano approvati gli accordi attorno al quale è stato costruito gran parte del business iniziale".

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SETTEMBRE 2018 – MONDO – Il problema è il sistema di pubblicazione, non gli studiosi

Gli eminenti studiosi Philip Altbach e Hans de Wit hanno sostenuto che, al fine di ripristinare la razionalità del sistema editoriale, il volume di articoli e libri deve essere ridotto. Secondo i due docenti, la produzione di conoscenza non dovrebbe essere concentrata nei paesi ricchi, bensì diffusa nelle università dedite alla ricerca di tutti i paesi. È semplicemente uno spreco avere una così grande proporzione di istituzioni accademiche incentrate sulla ricerca quando le istituzioni non possono permetterselo e gli accademici stessi spesso non sono votati alla ricerca, ma piuttosto sono costretti dalle pressioni della concorrenza a produrre pubblicazioni marginali. I due studiosi americani chiedono qualità ma anche il controllo di ciò che è considerato qualità da parte della comunità accademica invece che dalle aziende private di ranking internazionali, dagli editori, dalle citazioni e dalle misure di impatto. La soluzione non può infatti essere quella di produrre più ricerca di scarsa qualità

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SETTEMRE 2018 – REGNO UNITO – Rimborsati se non soddisfatti del percorso universitario

Quando Chris Moore si è iscritto all'University College di Londra per iniziare un corso di storia, gli fu promesso che avrebbe seguito un percorso di studi con leading scholars votati ad un "eccezionale impegno nell'insegnamento". La realtà, dice, si è rivelata diversa. Le sue tasse universitarie - 9.000 sterline (€10.000) all'anno – “valevano” solo cinque ore di lezioni e seminari alla settimana - in alcuni casi, sostiene, insegnato da postgraduates disinteressati - e solo un'ora alla settimana di contatto individuale con il suo tutor. Descrive inoltre continui cambi d’aula e un tutor che ha chiarito che ha tempo di rispondere alle sue mail. Moore ha deciso di ritirarsi all'inizio del secondo anno. Quell'anno di studio lo lasciò con un debito studentesco di 16.000 sterline (€18.000) e un profondo senso di delusione e frustrazione. Secondo le ultime cifre, il suo non è un caso isolato. I tassi di abbandono sono aumentati negli ultimi tre anni. Circa 26.000 studenti del Regno Unito che hanno iniziato nel 2015 non sono riusciti a completare il loro primo anno, tra i motivi di abbandono più citati vi sono le tasse di 9.000 sterline (€10.000). Inoltre, sono stati evidenziati i corsi che non sono stati all'altezza della loro promozione e la mancanza di tempi di contatto significativi con i tutor. Gli studenti che possono dimostrare che il loro corso si è rivelato diverso dalla promozione fatta hanno la possibilità di agire. Nel 2017, l'Office of the Independent Adjudicator (o lo Scottish public services ombudsman per la Scozia) ha ricevuto 1.635 reclami e si è espresso a favore, parzialmente o interamente, nel 24% dei casi. Agli studenti sono stati assegnati collettivamente 583.000 sterline (€660.000) - in un caso 47.000 sterline (€53.000)

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SETTEMBRE 2018 – STATI UNITI – Le accademiche con figli lavorano quanto i colleghi maschi

Secondo un recente studio dell’Università di Heidelberg, negli Stati uniti, dopo avere avuto figli, le ricercatrici che si trovano nella fase iniziale della carriera accademica lavorano quanto i colleghi maschi. Ciò revoca in dubbio l'idea che sulla carriera accademica delle donne incida il peso delle maggiori responsabilità nella cura dei figli. Prima di avere figli, per le ricercatrici si registra una media di 52,6 ore di lavoro a settimana, rispetto a 54,4 per gli uomini. Dopo l’arrivo dei figli, le donne lavorato 49,3 ore e gli uomini 47,7. Lo studio ha anche preso in esame la situazione in Germania, dove il quadro si presenta in modo molto diverso: tutti i ricercatori lavorano molte meno ore rispetto ai loro colleghi con sede negli Stati Uniti, e le donne con bambini in particolare. Gli studiosi di sesso maschile lavorano 48,6 ore alla settimana prima di avere figli, e solo leggermente meno, il 46,8, in seguito. Tuttavia, per le donne, il calo è stato notevole: prima della nascita dei figli, lavoravano 47,1 ore alla settimana; successivamente, una media di 38,2. La professoressa Sieverding – co-autrice dello studio e docente del dipartimento di psicologia dell’Università di Heidelberg, riporta di casi di "ricercatrici ad alto potenziale" abbandonare il mondo accademico per seguire il marito in una nuova città e crescere i figli. "È molto frustrante per noi donne docenti vedere queste situazioni", ha detto. E’ necessario un cambiamento culturale verso una pari responsabilità per l'assistenza all'infanzia, ha affermato la co-autrice dello studio - e ciò richiede non solo modelli accademici femminili di successo, ma anche uomini, che possano coniugare carriera, assistenza all'infanzia e sostegno al lavoro del loro partner

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SETTEMBRE 2018 – REGNO UNITO – Raddoppia il numero di docenti universitari over65

Nuovi dati mostrano che il numero di accademici che hanno superato i 65 anni nelle università del Regno Unito è più che raddoppiato da quando è stata abolita l'età pensionabile obbligatoria. Secondo i dati pubblicati dall'agenzia di settore Advance HE, gli studiosi di età pari o superiore a 66 anni sono circa 7.090 e rappresentano il 3,4% della forza lavoro accademica sul totale di 206.870 unità. Si tratta del doppio dei 3.390 studiosi di età pari o superiore a 66 anni impiegati nell'agosto 2011, poco prima che l'età di pensionamento obbligatoria del Regno Unito fosse abolita (novembre 2011), pari al solo 1,9% della forza lavoro. Non è chiaro se il personale più anziano stia togliendo lavoro ai docenti più giovani. Alla fine di agosto 2017 circa 27.570 membri del personale accademico di età pari o inferiore a 30 anni erano impiegati nell'istruzione superiore del Regno Unito, rispetto ai 25.000 di sei anni prima. Ma se si guarda ai valori percentuali, l’incidenza di questi giovani accademici è scesa dal 13,9% al 13,3%, poichè il numero complessivo di personale accademico è aumentato di circa 25.000 tra il 2011 e il 2017

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SETTEMBRE 2018 – REGNO UNITO – La didattica da remoto stenta ad affermarsi

Un nuovo studio su 1.000 studenti universitari del Regno Unito ha rivelato che, in media, gli studenti perdono 10 ore di lezioni al mese, tuttavia le università del Regno Unito faticano a tenere il passo con lo sviluppo della didattica a distanza, modalità di apprendimento adatta a chi lavora. Il sondaggio condotto da OnePulse per Owl Labs, società di videoconferenza intelligente, ha rivelato una forte carenza di opzioni di apprendimento a distanza nelle università del Regno Unito, con il 59% degli studenti che afferma di non avere la possibilità di frequentare lezioni o seminari da remoto. Secondo il sondaggio, le università che sviluppano questa tipologia di apprendimento sono ostacolate da dotazioni tecnologiche obsolete e una minore qualità didattica online rispetto a quella tradizionale. Quando si partecipa da remoto a un seminario, oltre il 40% degli studenti nota di non riuscire a prestare attenzione (42%) e più difficilmente assimila informazioni (41%). Secondo Owl Labs, la propria fotocamera per teleconferenza intelligente a 360 °, che produce la sensazione di essere nella stessa stanza ove si svolgono i seminari, è uno dei primi dispositivi IoT progettati per migliorare collaborazione e produttività.

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AGOSTO 2018 - GLOBALE – “Il gioco delle pubblicazioni” e il rischio di superficialità

Agli accademici viene detto dai loro leader che è meglio non pubblicare affatto piuttosto che pubblicare in riviste che non siano di alto livello. Tali riviste premiano la sofisticazione metodologica e la capacità analitica sopra ogni altra cosa. Il metodo trionfa sul contenuto. Concentrarsi solo sulle riviste d'élite è molto negativo per il morale degli accademici accorti. Il processo di pubblicazione è tortuoso e, nonostante l'uso della peer review, non sempre particolarmente meritocratico. Nelle scienze sociali poi si spera che gli articoli vengano letti non solo da altri accademici ma anche dagli studenti e, soprattutto, dai professionisti. Se il nostro lavoro non ha alcuna rilevanza per queste persone, i leader universitari e gli accademici dovrebbero chiedersi se lo sforzo per conseguire l'eccellenza globale valga davvero la pena

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AGOSTO 2018 - AUSTRALIA - La fusione tra Atenei potrebbe influenzare fortemente i ranking

Le dimensioni sono importanti per le Università australiane che puntano a scalare i ranking con una fusione, affermano i capi dei due potenziali Atenei partner, l’Università di Adelaide e la South Australia University. Se sarà portata a termine, la fusione trasformerà due istituzioni di medie dimensioni in un'unica università con circa 60.000 studenti. David Lloyd, il rettore della South Australia University, ha dichiarato che una fusione potrebbe migliorare l’offerta didattica e rendere i punti di forza di ciascuna istituzione complementari. Un uso "più razionale" delle infrastrutture potrebbe svincolare milioni di dollari da destinare a spese in ricerca o in altre attività, ha aggiunto. Inoltre, Peter Rathjen, il rettore dell’Università di Adelaide, ha dichiarato: "se si vuole fare ricerca, occorre finanziarla e, nel contesto australiano la principale fonte di finanziamento viene dalle tasse studentesche perché la filantropia non è ancora particolarmente matura."

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AGOSTO 2018 - MONDO – La ricerca sul cancro è “in buona salute”?

A quasi 50 anni da quando è stata dichiarata guerra al cancro, le dichiarazioni di vittoria rimangono una prospettiva lontana. Molte cose devono ancora essere fatte. Abbiamo bisogno di comunicare obiettivi e risultati della ricerca biomedica in modo da creare aspettative realistiche e rendere giustizia alla natura del progresso della ricerca. Sfortunatamente, c'è una tendenza tra i ricercatori a esagerare l'impatto delle loro ricerche. In effetti, nell'ultimo decennio, i ricercatori sul cancro hanno espresso preoccupazione per il fatto che alcuni esperimenti pubblicati su riviste scientifiche di eccellenza portano a risultati incoerenti quando ripetuti da altri. Questa "crisi di riproducibilità" nella ricerca sul cancro potrebbe essere il risultato di una moltitudine di fattori. Ciò non implica necessariamente un errore intenzionale: potrebbe, ad esempio, riflettere la complessità degli esperimenti sul cancro, in cui anche minuscole modifiche nel set-up o differenze inosservate nei reagenti possono modificare l'esito dell’esperimento. Nondimeno, l'afflusso di denaro nella ricerca sul cancro da parte sia del governo sia delle grande corporation rappresenta una sfida all'integrità scientifica

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AGOSTO 2018 - MONDO – Cosa significa assumere un ruolo di leadership in un'Università?

Carel Stolker è rettore dell'Università di Leida dal 2013. Nel 2014 ha pubblicato un libro dal titolo Rethinking the Law School (Cambridge University Press), sulle sue precedenti esperienze come decano della Leiden Law School. Il modello del “capo alla Formula Uno”, della "leadership eroica" in stile sportivo, secondo il quale il solo carisma è considerato sufficiente per il successo, non è adatto in campo universitario. Stolker si è chiesto quindi chiesto come fosse possibile convincere tutti i meravigliosi “soli, lune e stelle” che costituiscono la sua facoltà ad accettarlo come loro leader. La prima cosa che ha capito è che non si deve fare tutto da soli. Secondo, che bisogna cercare di capire i propri colleghi accademici, non tanto in riferimento al loro settore specialistico ma, piuttosto, alle persone dietro le discipline. Terzo, dare ai propri accademici, giovani e meno giovani, tutta l'attenzione possibile. Quarto, in qualunque cosa si faccia, cercare di essere guidati dai valori condivisi della propria istituzione. E, quinto, mantenere alcune delle proprie ricerche in corso, anche solo durante le vacanze. Anche la ricerca (come l’insegnamento) unisce: rende davvero il leader parte della propria comunità

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AGOSTO 2018 - MONDO - Possiamo misurare la qualità dell'istruzione nei ranking globali?

La possibilità di misurare la qualità educativa e l'apprendimento degli studenti nei ranking globali è oggetto di accesi dibattiti. Nonostante lo scetticismo sugli aspetti metodologici e pratici di stabilire una metodologia globale a riguardo, la gara per crearne una è iniziata. Tuttavia, una delle lezioni da imparare dai ranking è che, senza la dovuta attenzione, gli indicatori possono portare a conseguenze indesiderate. Le conclusioni basate su metodologie semplicistiche potrebbero svantaggiare gli studenti. Infatti le università al fine di migliorare la loro posizione nelle classifiche globali diventano più selettive e si concentrano sugli studenti che hanno maggiori probabilità di successo. Chiaramente, valutare l'insegnamento e l'apprendimento è fondamentale per determinare la qualità dell'istruzione superiore, ma l'uso delle attuali metodologie per produrre dati comparativi è nella migliore delle ipotesi, sconsiderato. Piuttosto che ingannare noi stessi credendo che i ranking forniscano una misura significativa della qualità dell'istruzione, dovremmo riconoscere semplicemente che usano indicatori inadeguati per convenienza commerciale. O, meglio ancora, dovremmo ammettere, almeno per ora, che è impossibile valutare adeguatamente la qualità dell'istruzione a livello internazionale

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LUGLIO 2018 – STATI UNITI – “L'accesso all'alfabetizzazione non è un diritto costituzionale”

Gli studenti provenienti da scuole con scarse prestazioni hanno un diritto costituzionale ad una migliore istruzione? Venerdì (29 giugno), un giudice della Corte Distrettuale Federale del Michigan ha deciso di no, archiviando una class action presentata dagli studenti delle scuole in difficoltà a Detroit. La causa, presentata nel settembre 2016, sosteneva che agli studenti di alcune delle scuole meno performanti della città, con studenti appartenenti perlopiù a minoranze razziali, era stato negato "l'accesso all'alfabetizzazione" a causa di sotto finanziamenti, cattiva gestione e discriminazione. La denuncia descriveva scuole sovraffollate di studenti ma prive di insegnanti, corsi senza risorse di base come libri e matite e aule molto fredde in inverno, molto calde d'estate e infestate da ratti e insetti. Nella sua decisione il giudice Stephen J. Murphy III ha affermato che "l'accesso all'alfabetizzazione" - che ha definito nei termini di "un'educazione minimamente adeguata" - non è un diritto fondamentale.

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LUGLIO 2018 – REGNO UNITO – Alla UCL, la multa di £20.000 fa molto discutere

Il personale e gli studenti dell’University College di Londra (UCL) accusano la direzione di perseguire politiche draconiane e discriminatorie nei controlli dell'immigrazione verso gli studenti stranieri. La disputa nasce dal fatto che l’università londinese ha suggerito ai docenti di effettuare controlli a campione sui documenti di identità degli studenti, e una delle facoltà universitarie più importanti ha avvertito che il personale che omette di segnalare coloro che violano i requisiti di legge in materia di immigrazione "può essere soggetto a una multa di £ 20.000 (€22.000) per ogni caso"

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LUGLIO 2018 – REGNO UNITO – Una nuova tendenza verso metriche responsabili nella ricerca?

Un recente studio condotto da ricercatori della MIT Sloan School of Management suggerisce che, dall’analisi delle pubblicazioni, citazioni e metriche nella fase iniziale della carriera di un ricercatore è possibile prevedere le performance di ricerca future con maggiore affidabilità rispetto a quella derivante da giudizi soggettivi. Considerato il ruolo che le citazioni, gli H-index, gli impact factor delle riviste e altre metriche svolgono già nella gestione delle attività di ricerca, alcuni potrebbero considerare l'analisi predittiva come il passo logico successivo. Esistono già provider privati, come Academic Analytics, che offrono una versione di questi servizi alle università. Altri invece sarebbero inorriditi e considererebbero l'analisi predittiva come un anatema per le nozioni convenzionali di sapere scientifico e per lo sviluppo di una carriera accademica. Ovunque ci si posizioni all’interno di questo dibattito, sembra probabile che le applicazioni di metriche e machine learning all'interno delle università siano ancora in una fase relativamente precoce. Nel prossimo decennio, possiamo prevedere indicatori sempre più dettagliati per misurare la qualità della ricerca e il suo impatto, combinati con le metriche per l'insegnamento e l'apprendimento al fine di fornire ad accademici, manager, finanziatori e responsabili politici l'accesso a una ricchezza di dati senza precedenti. Nondimeno, vi è però anche rigetta l’idea di un uso inappropriato delle metriche per valutare la ricerca e un appello ad un utilizzo maggiormente responsabile di queste ultime

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LUGLIO 2018 – REGNO UNITO - È tempo di scoppiare la bolla biomedica nella ricerca britannica

Sam Gyimah, Ministro per le università e le scienze, aprendo lo Schrödinger Building a Oxford, ha chiarito per quale motivo il governo ha attuato il maggiore aumento della spesa per la ricerca da 40 anni e ha fissato un ulteriore obiettivo ambizioso di investire il 2,4% del PIL in ricerca e sviluppo entro il 2027 (rispetto a circa l'1,7% attuale). Gyimah ha inoltre espresso la volontà di rivedere l'equilibrio dei finanziamenti nel sistema britannico tra regioni, tra istituzioni e tra ricerca di base e applicata. Nondimeno, i responsabili politici devono essere disposti ad affrontare il potere e l'influenza della comunità biomedica nel modellare le priorità di ricerca e l'allocazione delle risorse. A livello globale, oltre 200 miliardi di dollari americani (170 miliardi di euro) vengono investiti ogni anno nella ricerca biomedica. Nel Regno Unito, a partire dalla metà degli anni 2000, c'è stata una sostanziale espansione della ricerca relativa alla salute rispetto agli investimenti pubblici complessivi in R & S. Le discipline coinvolte sono molte, ma circa la metà di tutta la ricerca relativa alla salute è in scienze biomediche di base. La quota della spesa complessiva per i consigli di ricerca contabilizzata dal Medical Research Council (MRC) è aumentata dal 16% nel 2004 al 24% nel 2015 - +75% in termini reali. Si sono registrati anche sostanziali aumenti nel volume di finanziamenti disponibili presso il Welcome Trust e altri enti di beneficenza. Si è sviluppata così una “bolla biomedica”, che minaccia di squilibrare il sistema di ricerca e innovazione del Regno Unito, togliendo spazio e finanziamento agli altri settori. Gli effetti distorsivi della bolla biomedica stanno diventando più visibili riguardo alla R&S aziendale e alla strategia industriale, alla sanità e alle disuguaglianze, alla crescita regionale e alla sostenibilità a lungo termine del sistema di ricerca e innovazione. Dopo decenni di successi, il settore biomedico rischia di diventare un caso di studio su come la politica della ricerca e dell'innovazione può sbagliarsi

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LUGLIO 2018 – REGNO UNITO- Le Università esternalizzano i servizi di supporto psicologico

I dati dell'ufficio per le statistiche nazionali (ONS) del mese scorso hanno mostrato che il tasso di suicidi annuale tra gli studenti è leggermente aumentato nell'ultimo decennio, arrivando a 4,7 suicidi ogni 100.000 studenti. Si tratta di un tasso inferiore a quello relativo alla popolazione complessiva, tuttavia un recente studio sui suicidi per età e livello d’istruzione nel Regno Unito condotto dal Centro per la ricerca e la prevenzione del suicidio all'Università di Hong Kong ha dimostrato che tra il 2007 e il 2016 il tasso di suicidi degli studenti era superiore a quello dei non studenti, passando da 6,6 a 10,3 suicidi (+56%) ogni 100.000 studenti. In risposta alla preoccupazione crescente per questa problematica, alcune Università hanno trovato una soluzione sorprendente alle loro lunghe liste d'attesa per la fornitura di supporto psicologico – ossia ridurre o esternalizzare i loro servizi di consulenza in modo che il servizio sanitario nazionale (NHS) se ne faccia carico. Incapaci di tenere il passo con la crescente domanda, questi Atenei propongono agli studenti il loro sostegno psicologico sotto il nuovo marchio di servizi di "benessere". Alcune Università prevedono di mantenere un numero ridotto di consulenti, ma altre indirizzano gli studenti verso i servizi sanitari locali. Ai consulenti già in servizio viene chiesto di presentare nuovamente domanda di lavoro come professionisti del benessere, pena il licenziamento

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GIUGNO 2018 – EUROPA – La Commissione Europea e i dettagli sui € 100 miliardi per la ricerca

La Commissione europea ha annunciato i dettagli della sua proposta da € 100 miliardi per il prossimo budget a lungo termine per il suo programma di ricerca e innovazione per il 2021-27, che definisce "il più ambizioso programma di ricerca e innovazione di sempre". Lo stanziamento di bilancio proposto di 100 miliardi di euro per il 2021-27 comprende 97,6 miliardi di euro a titolo di Horizon Europe (di cui 3,5 miliardi di euro saranno assegnati nell'ambito del fondo InvestEU) e 2,4 miliardi di euro per il programma di ricerca e formazione di Euratom. Il programma Euratom, che finanzia la ricerca e la formazione in materia di sicurezza nucleare e radioprotezione, si concentrerà maggiormente sulle applicazioni non energetiche come le attrezzature sanitarie e mediche e sosterrà anche la mobilità dei ricercatori nucleari nell’ambito della azioni Marie Sklodowska-Curie. La proposta verrà ora presentata per la negoziazione, che dovrebbe essere intensa nella seconda metà di quest'anno. "Ogni euro investito dal programma può potenzialmente generare un aumento del PIL fino a 11 euro in 25 anni. Gli investimenti dell'Unione nella ricerca e innovazione dovrebbero generare un guadagno stimato di 100.000 posti di lavoro nella ‘fase di investimento’ (2021-2027) ", ha affermato la Commissione. Ma l'EUA teme che le azioni Marie Sklodowska-Curie non ricevano un equivalente aumento di fondi, nonostante il loro forte contributo alla strutturazione dello Spazio europeo della ricerca. L'EUA esprime le stesse preoccupazioni del Parlamento europeo, secondo cui non vengono stanziati fondi sufficienti per tali missioni, e chiede alla Commissione europea, al Parlamento e agli Stati membri di raddoppiare il finanziamento complessivo del programma, rispetto a Horizon 2020

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GIUGNO 2018 – EUROPA – Il panorama dell'istruzione superiore sta cambiando rapidamente

Il panorama dell'istruzione superiore a livello globale continua a mutare in modo significativo. Si stima che il numero di iscrizioni aumenterà del 281% tra il 2000 e il 2030. Probabilmente sarà una crescita maggiore di quella registrata tra il 1970 e il 2000 (206%). A parte i cambiamenti demografici, altri fattori chiave che stanno influenzando la società e l'economia globale includono:
• I cambiamenti geopolitici stanno alterando gli equilibri di potere, le dinamiche commerciali (compresi i servizi educativi e la mobilità delle persone) e le norme sociali - specialmente con il continuo sviluppo della Cina
• Il processo di urbanizzazione rimane immutato e, entro il 2050, il 66,4% della popolazione mondiale vivrà nei centri urbani
• La rivoluzione tecnologica contribuisce in egual misura al cambiamento dell’economia mondiale, rendendo l'istruzione più accessibile e definendo il panorama del mercato del lavoro globale attraverso l'automazione e l'intelligenza artificiale
. Le principali sfide sono:
• Il miglioramento della qualità dell'istruzione e della competitività delle istituzioni insieme all’aumento dei tassi di completamento dell'istruzione secondaria superiore e alla riduzione dei tassi di drop-out dell’istruzione terziaria. Risulta alquanto probabile che l’istruzione terziaria privata rimarrà consistente nei prossimi 20 anni
• Migliorare i percorsi di laurea, alzare i tassi di partecipazione da parte di minoranze e gruppi svantaggiati così come aumentare i tassi di completamento dell'istruzione terziaria e rendere accessibili le tasse studentesche. Ciò in risposta all’ulteriore frammentazione del settore che è prevista data l'instabilità economica e sociale che ostacolerà gli investimenti nell'istruzione terziaria
• Finanziamenti inadeguati per sostenere la crescita, l'accesso all'istruzione, la qualità e la portata dell'istruzione. Ciascuna area regionale potrà raggiungere livelli più alti di partecipazione e successo nella misura in cui i governi e le agenzie internazionali ne sosterranno lo sviluppo economico e sociale.
Entro il 2035, i Paesi dell'Africa subsahariana diventeranno probabilmente i mercati emergenti per l'istruzione superiore. Allo stesso modo, i paesi dell'Asia orientale e del Pacifico continueranno a dominare in termini di volume e probabilmente saranno mercati “maturi”. Più che mai, la composizione della popolazione mondiale rispecchierà la composizione regionale di coloro che partecipano all'istruzione superiore (e determinerà il movimento delle persone attraverso i confini). I Paesi a reddito medio saranno probabilmente le nuove fonti di iscrizione alle università entro il 2040 e questo potrebbe essere l'inizio di una nuova era nella geopolitica degli studi universitari

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GIUGNO 2018 – EUROPA – Il programma Horizon Europe sarà più aperto al resto del mondo?

La proposta della Commissione europea per il programma di ricerca dell'Unione europea 2021-28, Horizon Europe, propone una modifica della norma sulla partecipazione di soggetti terzi che permetterebbe di aderire al programma a più paesi in tutto il mondo. Il cambiamento delle regole è necessario per affrontare il calo del tasso di coinvolgimento dei partecipanti provenienti da Paesi non europei. La quota di partecipanti da parte di questi Paesi è scesa al 2,5% nell'ambito dell'attuale programma, Horizon 2020, rispetto al 4,3% registrato nel precedente Settimo programma quadro, secondo quanto riferito da Science Business. Tale calo è avvenuto nonostante l'UE riconosca apertamente quanto sia vitale l'allargamento della partecipazione ai partner extra-UE per la propria ambizione di essere un innovatore globale. Secondo Peter Fisch, funzionario della Commissione europea dal 1994 al 2013 e capo dell'Unità per la valutazione e il monitoraggio del programma quadro (2006-2013): "In termini finanziari, la partecipazione sarà una sorta di gioco a somma zero, poiché i Paesi terzi dovrebbero pagare solo per le loro rispettive partecipazioni. In termini strettamente finanziari non ci saranno quindi guadagni e perdite”. È inoltre importante colmare il divario tra Est e Ovest nell'UE e sostenere azioni che "consentono ai ricercatori e agli innovatori provenienti da aree meno sviluppate di mostrare il loro pieno potenziale di innovazione", ha dichiarato Mateja Kramberger, project manager dell'UE presso TIKO PRO, Slovenia, una società che supporta imprese ed organizzazioni nella richiesta di finanziamenti UE e non

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GIUGNO 2018 - GERMANIA – Incentivi per la formazione universitaria di medici in zone rurali

Sempre meno laureati dei programmi di medicina universitaria optano per la carriera di medico generico. E solo una piccolissima parte vuole diventare “medico di campagna”. Il Governo della Renania Settentrionale-Vestfalia intende introdurre incentivi per gli studenti di medicina che si impegnano a lavorare come medici nelle aree rurali per almeno 10 anni. Lo schema si basa su regolamenti di ammissione speciali e su generosi premi finanziari. Il Ministro della salute della Renania Settentrionale-Vestfalia, il democristiano Karl-Josef Laumann, ha elaborato un piano per riservare il 10% dei posti in medicina per gli studenti disposti a lavorare come medici generici nelle aree rurali. Lo schema prevede di iniziare riservando 7,6% dei circa 2200 posti disponibili per gli studenti di medicina in tutta la Renania Settentrionale-Vestfalia a partire dal semestre invernale 2019-20 a coloro che scelgono di lavorare negli ambulatori di campagna. Per studiare medicina nelle Università tedesche è necessario essere ammessi. L'ammissione si basa su voti medi eccellenti nel percorso di istruzione secondaria superiore, valutato attraverso l’esame finale Abitur. In vista del semestre invernale 2017-18, ci sono stati in tutto 9.176 posti disponibili per studiare medicina in Germania e 43.184 candidati. I richiedenti ammessi stipulano un contratto con lo stato della Renania settentrionale-Vestfalia in base al quale si impegnano a lavorare come medici generici in una regione in cui vi è scarsa disponibilità per almeno 10 anni. I laureati che non rispettano tale condizione saranno multati fino a € 250.000 per aver violato il contratto. I medici del Paese che istituiscono o prendono in consegna gli ambulatori nelle comunità con un massimo di 25.000 abitanti riceveranno 60.000 €

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GIUGNO 2018 – MONDO – Le Università soffrono per l’abolizione delle tasse universitarie

Nella maggior parte dei Paesi del mondo il numero di studenti è in aumento, così come il costo degli studi universitari. L'introduzione di politiche di free-tuition (zero tasse) si basa pertanto sull'aspettativa irrealistica che i Governi saranno in grado non solo di finanziare il budget per l'università, ma anche di aumentare regolarmente e coerentemente tali budget. Nei Paesi senza tasse universitarie, così come nei Paesi in cui le tasse sono basse e regolamentate come la Germania e l'Argentina, i Governi hanno solo due opzioni. La prima opzione è quella di mantenere le Università attive ma con un budget a loro disposizione più contenuto. Ciò porta al sotto-finanziamento delle Università e la qualità viene sacrificata per un’istruzione universitaria gratuita. La seconda opzione per i Governi consiste nel controllare le dimensioni del settore pubblico, applicando le politiche di free-tuition solo alle istituzioni pubbliche. In tal modo, i Governi – come quello brasiliano - hanno l'opportunità di controllare le loro spese. Nel breve periodo, le Università nei Paesi che hanno abolito le tasse faranno i conti con finanziamenti congelati e tagli. Nel lungo periodo, potrebbero dover scegliere tra la qualità del loro sistema e l'accesso aperto. La soluzione definitiva potrebbe essere quella di ripristinare le tasse universitarie, se ciò può costituire una soluzione politica concepibile

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MAGGIO 2018 – COREA – La Corea si riunirà prima del previsto?

Incheon è l'università più vicina alla zona demilitarizzata coreana, la striscia di terra larga 2,5 miglia che separa le due Coree. Pertanto, la questione della potenziale unificazione dei due stati è particolarmente significativa per il presidente della Incheon National University, Professor Cho. Nell'ottobre 2017, l'"integrazione post-unificazione" è stata adottata come uno dei grandi temi di Incheon, con ricercatori di diverse discipline dediti allo studio delle possibilità di riunificazione dei due Stati. A ottobre 2018, presso l'Università di Yanbian, a Yanbian, la regione cinese che confina con la Corea del Nord, si terrà la prima conferenza accademica mondiale sull'unificazione della Corea che coinvolgerà accademici di entrambi gli Stati. Il professor Cho ha sottolineato come l'input dei professori cinesi sia stato fondamentale per promuovere la ricerca in tale ambito. Lo storico incontro dei due leader coreani lo scorso mese suggerisce che un riavvicinamento potrebbe essere possibile, e forse non è troppo fantasioso aspettarsi una riunificazione su vasta scala nel prossimo futuro. Gli eventi imprevisti che hanno portato alla riunificazione della Germania nel 1990 potrebbero ugualmente verificarsi in Corea

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MAGGIO 2018 – SINGAPORE – Cosa garantisce la sicurezza informatica alle università?

I cyber-attacchi contro le istituzioni educative sono cresciuti in numero e gravità. Nei primi sei mesi del 2017, a livello globale, vi è stato un aumento del 164% di dati digitali rubati, persi o compromessi rispetto agli ultimi sei mesi del 2016. Durante questo periodo, il settore dell'istruzione ha registrato un aumento del 103% delle violazioni – uno tra i più alti se si considerano tutti i settori. Queste statistiche, insieme agli episodi di account dello staff di quattro università di Singapore violati dagli hacker iraniani, rendono fondamentale capire perché le istituzioni di istruzione superiore sono ora i principali obiettivi di questi attacchi. I motivi possono essere acquisire informazioni o trarne profitto, o entrambi, dal momento che le università di solito conducono ricerche per conto dei governi. Ad esempio, a Singapore le università sono coinvolte in progetti di difesa, affari esteri e trasporti. Tali sfide richiedono un approccio multilivello per la garanzia della sicurezza, che comprende strumenti quali firewall di futura generazione, sistemi che possano identificare le anomalie comportamentali, la gestione dei dispositivi mobili e la crittografia avanzata dei dati

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MAGGIO 2018 – EUROPA – La Commissione Europea chiede più fondi per la ricerca

Nella sua proposta per il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-27, presentata al Parlamento europeo il 2 maggio, la Commissione europea ha chiesto un aumento del 30% del budget UE dedicato alla ricerca e il raddoppiamento del budget attuale per il programma Erasmus +. Se approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio europeo, ciò porterebbe la spesa per la ricerca da € 70 miliardi, per Horizon 2020, a € 100 miliardi (US $ 84 miliardi) per Horizon Europe - ossia il prossimo programma quadro per la ricerca e l’innovazione (FP9). I membri del Parlamento europeo hanno elogiato la Commissione europea per aver stanziato un sostanzioso aumento di fondi verso programmi che sono stati sostenuti dal Parlamento, tra cui Erasmus + che riceverà 30 miliardi di euro per un periodo di finanziamento di sette anni - rispetto ai 15 miliardi di euro nel periodo 2014-20. Al contrario, i finanziamenti per l'agricoltura e la coesione sono stati tagliati. In realtà è molto difficile valutare la portata delle cifre proposte perché non è possibile sapere ancora quale sarà il contributo del Regno Unito al bilancio post Brexit. In teoria la Brexit creerà un buco di 12 miliardi di euro nelle finanze complessive dell'UE, ma il Regno Unito ha espresso l’intenzione di continuare ad aderire al programma quadro di ricerca, se l'UE lo consentirà. La LERU (League of European Research Universities) ha dichiarato che, considerando il contributo del Regno Unito, il budget proposto per la ricerca è di circa 35 miliardi di euro in più rispetto a Horizon 2020. Si tratta del più grande aumento percentuale per il programma quadro

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MAGGIO 2018 – AUSTRALIA – Investimento record per supportare la ricerca

Con uno dei più grandi investimenti mai realizzati per la ricerca australiana, il governo federale ha impegnato 1,9 miliardi di dollari australiani (1,2 miliardi di euro) in infrastrutture di ricerca per garantire un futuro alla ricerca nazionale. Nell'ambito del recente finanziamento, i campi della genomica, delle nanotecnologie, dell'astronomia, dell'imaging e del supercomputing riceveranno somme aggiuntive, insieme a un nuovo edificio per ospitare la collezione nazionale australiana di insetti, animali selvatici e piante. Il Chief Executive di Universities Australia, Catriona Jackson, ha dichiarato che l'investimento fornirebbe a 40.000 ricercatori "apparecchiature all'avanguardia essenziali per scoperte dalla portata dirompente". Quest’ultima dotazione è in aggiunta a una sovvenzione di AU$ 260 (€ 168) milioni che il governo aveva stanziato in precedenza per supportare l'informatica e l'astronomia ad alte prestazioni. Si è inoltre aggiunta ad una sovvenzione di AU$ 150 (€ 97) milioni per la National Collaborative Research Infrastructure Strategy che il governo ha stanziato due anni fa

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MAGGIO 2018 – USA – Quando le tasse universitarie aumentano, la diversità diminuisce

Due ricercatori americani di Higher Education, Drew Allen e Gregory C Wolniak, hanno esaminato gli aumenti delle tasse universitarie nei college e università pubblici quadriennali per un periodo di 14 anni, dal 1998 al 2012. Ciò che hanno scoperto è che un aumento di $ 1.000 (€853) nelle tasse studentesche comporta una diminuzione nella diversità etnica pari al 4,5% tra gli studenti a tempo pieno. Ma quanto tempo occorre per aumentare le tasse universitarie di $ 1.000 (€853) in una determinata università? In alcuni casi, ciò potrebbe verificarsi nel corso di uno o due anni. Negli ultimi dieci anni, nelle università di durata quadriennale le tasse scolastiche sono aumentate di US $ 2.690 (€2.300). Tuttavia, gli aumenti delle tasse di iscrizione non sembrano essere l’unico fattore capace di condizionare il grado di diversità etnica in una data istituzione. Anche gli aumenti delle tasse universitarie presso le istituzioni vicine giocano un ruolo importante. In effetti, i due ricercatori hanno scoperto che se le tasse aumentano tra le istituzioni private entro un raggio di 100 miglia, la diversità etnica degli studenti nelle università pubbliche aumenta

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APRILE 2018 – REGNO UNITO – Le società appaltatrici della difesa danno £40m alle Università

Le Università britanniche ricevono decine di milioni di sterline da alcune tra le più grandi società appaltatrici della difesa al mondo per lo sviluppo di hardware militari innovativi. La stretta relazione tra il mondo accademico e il settore della difesa contribuisce a mantenere decine di migliaia di posti di lavoro nel Regno Unito, ma sta causando disagio tra alcuni scienziati, nonostante altre fonti di finanziamento per le Università si stiano prosciugando. Secondo i dati forniti ai sensi del Freedom of Information Act. solo negli ultimi tre anni, 15 Università con rinomati Dipartimenti di ingegneria hanno ricevuto circa 40 milioni di sterline (45 milioni di euro) di sovvenzioni dagli appaltatori. Ma Jessica Poyner dell’organizzazione Campaign Against Arms Trade, ha messo in discussione la decisione delle Università di accettare denaro da società attive nel settore della difesa. Allo stesso modo, Stuart Parkinson, direttore esecutivo di Scientists for Global Responsibility, ha invitato le Università a riesaminare le loro relazioni con il settore della difesa

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APRILE 2018 – ASIA – L’Uso militare della ricerca contrastato in Giappone e Corea del sud

Alcune Università e Istituti di ricerca giapponesi hanno istituito procedure speciali di screening per garantire che la ricerca condotta dai loro scienziati non sia legata a scopi militari. Ciò in risposta all’invito lanciato dal Consiglio scientifico del Giappone (SCJ) nel 2017. Mentre in Giappone la preoccupazione del SCJ è legata all'aumento dei finanziamenti governativi, anche dal Ministero della Difesa, per la ricerca a scopi militari, la posta in gioco e le ripercussioni internazionali di tale controverso legame sono aumentate dopo che più di 50 dei maggiori ricercatori mondiali di intelligenza artificiale hanno minacciato di boicottare una delle migliori Università di ricerca della Corea del Sud a causa dei rapporti con un produttore di munizioni finalizzati allo sviluppo di armi dotate di intelligenza artificiale. Infatti, il Korea Advanced Institute of Science and Technology (KAIST) ha annunciato a febbraio la creazione di un centro di ricerca congiunto con la società coreana di difesa, Hanwha Systems, per sviluppare armi in grado di "cercare ed eliminare obiettivi senza controllo umano". La protesta, annunciata in una lettera aperta organizzata da Toby Walsh, professore di intelligenza artificiale presso l'Università del New South Wales in Australia, prevede che i maggiori esperti di Intelligenza Artificiale presso le principali istituzioni accademiche in 30 Paesi, tra cui l'Università di Cambridge nel Regno Unito e l'Università della California, Berkeley negli Stati Uniti, boicottino "tutte le collaborazioni con il KAIST fino a quando il centro garantirà che non svilupperà armi autonome prive di controllo umano"

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APRILE 2018 – REGNO UNITO – Le Università d'élite diventeranno private e più costose?

Mentre le Università attendono di sapere se il Governo taglierà le tasse universitarie - e quindi le loro entrate - una delle questioni più controverse è in discussione: le prestigiose Università di Oxford e Cambridge potrebbero scegliere di diventare private? Il Governo britannico ha lanciato la sua review in materia di higher education a febbraio. Con i Tories desiderosi di conquistare nuovi giovani elettori e l'impegno di Jeremy Corbyn di eliminare le tasse universitarie, la riduzione dell’attuale tetto di 9.250 sterline (10.545 euro) è fortemente auspicata. Ma secondo i Rettori la qualità dell’istruzione universitaria potrebbe essere minacciata se il Governo non colmerà l’eventuale gap con nuovi finanziamenti. A differenza di altre Università, Oxford e Cambridge sostengono che le tasse, anche con l’attuale ammontare di 9.250 sterline (10.545 euro), non copre i costi dell'insegnamento di altissima qualità per il quale sono famosi. Un portavoce di Cambridge non avrebbe rilasciato commenti a proposito della possibile privatizzazione dell’Università, ma ha invece dichiarato che ogni studente costa in media 18.500 sterline all'anno per l’Ateneo

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APRILE 2018 – AUSTRALIA – Il contributo economico degli studenti stranieri sale del 22%

Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2017, l’istruzione universitaria per circa 600.000 studenti stranieri ha generato un’entrata record di 32 miliardi di dollari australiani (20 miliardi di euro) per l'economia australiana. Si è infatti registrato un +22% rispetto ai 26,3 miliardi di dollari australiani (16,4 miliardi di euro) del 2016, il più grande aumento annuale dal 2008. Le tasse e le spese di soggiorno degli studenti rappresentano la terza maggiore voce di export in Australia, dopo il ferro e il carbone. Secondo un rapporto sul sito World Atlas, gli Stati Uniti attraggono il 19% degli studenti internazionali globali mentre il Regno Unito ospita il 10%. Seguono Australia e Francia con il 6% ciascuno; Germania con il 5%; Russia, Canada e Giappone con il 3%. Tra le ragioni della popolarità dell'Australia tra gli studenti stranieri vi sono i costi nettamente inferiori a quelli di America e Regno Unito. Inoltre, gli studenti possono lavorare part-time e alcuni hanno accesso a borse di studio e sovvenzioni. La possibilità di ottenere un visto permanente per rimanere in Australia è un altro forte elemento di attrazione per decine di migliaia di studenti dall'Asia

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APRILE 2018 – RUSSIA – Putin aumento il finanziamento della ricerca scientifica del 150%

Il presidente russo Vladimir Putin ha promesso di aumentare il finanziamento per la ricerca scientifica nazionale del 150% rispetto ai livelli attuali entro la fine dell'anno. L'aumento sarà applicato a finanziamenti non assegnati nell'ambito dell'attuale programma russo di scienza e tecnologia 2014-20 e aumenterà l'importo disponibile da 40 a 60 miliardi di rubli (da 527,5 a circa 790 milioni di euro). Una parte significativa dei finanziamenti previsti sarà assegnata alle Università, in particolare ad istituzioni strategiche, tra cui l'Università statale di Mosca, l'Università statale di San Pietroburgo. Ma alcuni scienziati russi hanno già criticato tale decisione. Alexander Kuleshov, un importante matematico e esperto di informatica e direttore dell'Istituto Kharkevich per i problemi di trasmissione delle informazioni dell'Accademia delle scienze russa, ha commentato: "L'aumento dei finanziamenti e l'uso di un modello di finanziamento competitivo sono buone notizie". Tuttavia, il rischio è che molti promettenti ricercatori non ricevano finanziamenti, sospendendo, o congelando così le loro ricerche. Secondo Eugene Onishchenko, vicepreside dell'Università di Economia di Mosca, potrebbe esserci il rischio che il denaro vada alle Università dalla forte capacità di lobby verso il Governo anziché alle istituzioni più meritevoli

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MARZO 2018 – DANIMARCA – Un piano per recuperare il debito studentesco non ripagato

Il ministro delle finanze danese Karsten Lauritzen e il ministro dell'Istruzione superiore e della scienza Søren Pind hanno pubblicato un piano d'azione in sette punti per affrontare il problema dei cittadini stranieri che lasciano il paese prima di estinguere il proprio debito studentesco.
"La Danimarca non deve essere un 'paradiso donato' in cui permettiamo ai cittadini stranieri di lasciare il paese senza ripagare i loro debiti", ha detto Lauritzen. C'è stato un aumento del debito contratto dai cittadini dei paesi dell'Unione Europea / Spazio Economico Europeo (UE/SEE), da circa DKK106 milioni (€ 8,5 milioni) nel 2015 a DKK155 milioni (€ 12 milioni) nel 2017, con un aumento del 46%. Il numero di cittadini europei che ha questo debito è aumentato nello stesso periodo da 900 a 1.100 unità, con un terzo di loro che ha lasciato la Danimarca.
"Potrebbe essere allettante la soluzione di bloccare l'accesso alla SU [sostegno finanziario degli studenti] per gli studenti stranieri provenienti da paesi con cui la Danimarca non ha un accordo bilaterale, per recuperare il debito in sospeso", scrivono i ministri Lauritzen e Pind nel piano d'azione. "Ma questo sarebbe contrario all'attuale legislazione UE in materia di discriminazione in base alla cittadinanza". Il piano per recuperare il debito in essere avrà un livello nazionale e uno internazionale. Le quattro iniziative nazionali sono:
• Creazione di una nuova unità all'interno dell'ente per il debito nazionale per lavorare specificamente sul debito SU in sospeso;
• Cooperazione con agenzie di recupero crediti all'estero;
• Esecuzione del debito attraverso azioni legali;
• Recupero totale dei prestiti agli studenti in sospeso se un beneficiario SU si trasferisce all'estero senza lasciare un indirizzo di spedizione.
La pista internazionale ha tre componenti. Comprenderà uno schema di collaborazione tra i Paesi del Nord – Islanda, Svezia e Norvegia; e accordi bilaterali con Germania, Regno Unito e Polonia in primo luogo e successivamente con altri Paesi. In terzo luogo, la Danimarca ha avviato negoziati con la Commissione europea per sviluppare un nuovo strumento UE che consenta a tutti gli Stati membri di sostenere iniziative volte a recuperare i debiti della SU allo stesso modo in cui le tasse in sospeso vengono recuperate quando le persone si spostano tra Paesi UE

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MARZO 2018 - CINA - La “chiusura” della Cina interesserà le Università di tutto il mondo

La notizia che la Costituzione cinese sarà modificata in modo che Xi Jinping possa essere presidente oltre il suo attuale secondo mandato è solo l'ultimo segnale di un cambiamento politico fondamentale in atto. Secondo gli esperti del settore, il presidente Xi ha accumulato il maggior potere dai tempi di Mao Zedong e intende restare in carica a lungo termine per attuare le sue politiche. Gli attuali cambiamenti ai vertici di governo avranno implicazioni durature per l'istruzione superiore cinese e per i rapporti accademici della Cina con il resto del mondo, e potrebbero avere un serio impatto su quanto è stato realizzato finora. Naturalmente, le implicazioni più importanti di una "chiusura" dell'istruzione superiore cinese saranno per le Università cinesi. Sarà più difficile per le migliori istituzioni imporsi a livello mondiale se la loro cultura accademica è caratterizzata da restrizioni, limiti nell’accesso alla conoscenza e vincoli all'emergere di una cultura accademica veramente libera e innovativa. Un ambiente accademico restrittivo quale quello cinese renderà più difficile attrarre docenti stranieri di talento ed è probabile che gli studenti internazionali, specialmente i laureati, siano riluttanti all’idea di studiare in Cina. Inoltre, accade che studenti e dottori di ricerca cinesi non intendono rientrare nel loro Paese una volta terminati gli studi all’estero

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MARZO 2018 – AUSTRALIA – Allerta per l'aumento delle iscrizioni universitarie dalla Cina

Più di 135.000 studenti provenienti dalla Cina sono iscritti nelle Università australiane - quasi il 40% del numero totale di studenti stranieri. Venticinque anni fa, nel 1993, gli studenti stranieri iscritti nelle Università dell’Australia erano 43.000 e solo 2.700 provenivano dalla Cina. Da allora, le iscrizioni da parte degli studenti cinesi sono aumentate del 5.000% rispetto a un aumento medio del 914% per la più ampia categoria degli studenti stranieri. L’offerta di istruzione superiore a studenti stranieri si è dimostrata molto redditizia per il Paese, così come per le Università. Quest'anno, in tutta l'Australia, le entrate derivanti dalle tasse pagate dagli studenti stranieri dovrebbero superare 7 miliardi di dollari australiani (4,3 miliardi di euro), con una fetta significativa di questa ingente somma proveniente dal continente cinese. Ma nel 2017, un rapporto a cura del Revisore generale del New South Wales ha evidenziato che alcune delle Università statali sono diventate "vulnerabili" alle fluttuazioni nei numeri degli studenti stranieri. Il rapporto si riferisce al rischio derivante dall’eccessivo affidamento ad una sola delle principali fonti di reddito. "Il crescente numero di studenti stranieri può generare grandi benefici finanziari per un'Università. Tuttavia, vi sono rischi associati a tale trend, tra cui la pressione sulla capacità di accogliere tali grandi numeri e la necessità di mantenere la qualità dell'insegnamento ", afferma il rapporto del Revisore generale. Inoltre, con un chiaro riferimento alla Cina, il rapporto ha rilevato che vi è un "rischio di concentrazione" derivante dalla dipendenza da studenti stranieri "provenienti dalla stessa area geografica nel caso in cui si verificasse una recessione economica di quella regione". Ma non è solo la crisi economica che potrebbe influenzare le iscrizioni di studenti cinesi. Il Governo cinese ha infatti voce in capitolo sulla sede in cui i suoi studenti frequenteranno l’Università, e si è dimostrato sensibile alle critiche dell'Australia rivolte alla Cina e alla sua politica nel mare Cinese meridionale

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MARZO 2018 – REGNO UNITO – Servono 300.000 posti in più nelle Università entro il 2030

Secondo un nuovo report a cura del Higher Education Policy Institute (HEPI), le Università in Inghilterra dovranno offrire 300.000 posti in più entro il 2030 per soddisfare la crescente domanda dovuta alla crescita demografica e all'aumento della partecipazione agli studi universitari tra le fasce più svantaggiate della popolazione, con implicazioni significative per il sistema dei sussidi per il diritto allo studio. Ciò rappresenterebbe una crescita di circa il 25% rispetto alla situazione attuale, che conta 1,2 milioni di studenti in Inghilterra.
Il rapporto intitolato Demand for Higher Education to 2030 esamina l'impatto che i cambiamenti politici, la demografia e gli standard di ingresso producono sui tassi di partecipazione. Secondo il rapporto, il numero dei diciottenni in Inghilterra aumenterà del 23% entro il 2030. Di per sé, ciò aumenterebbe la domanda di sole 50.000 unità entro il 2030. Ma se i tassi di partecipazione aumentassero nei prossimi 12 anni come negli ultimi 15 anni, la domanda aumenterebbe di 350.000. Occorre tuttavia considerare le stime secondo le quali l'impatto della Brexit sulla riduzione della domanda da parte degli studenti europei - a meno che non vengano negoziate speciali condizioni – determinerebbe un calo di circa 56.000 posti, portando l’aumento della domanda a circa 300.000 unità. Altri fattori potrebbero entrare in gioco nei futuri scenari. Ad esempio, se i tassi di partecipazione maschile crescessero fino a pareggiare i tassi femminili, la domanda totale salirebbe a 500.000 entro il 2030, ma questa previsione non sembra probabile

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MARZO 2018 – EUROPA – Le associazioni universitarie europee chiedono di raddoppiare i fondi

Tredici associazioni universitarie - tra cui l'Associazione delle Università europee, la Lega Europea delle Università di ricerca, il Gruppo di Coimbra e la rete Guild - hanno pubblicato una lettera aperta alla Commissione europea, al Parlamento europeo e al Consiglio europeo. Chiedono di raddoppiare i fondi dell'Unione europea per la ricerca, l'innovazione e l'istruzione, giungendo così a € 160 miliardi per il periodo 2021-28. Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, in un discorso al Parlamento europeo del 14 marzo ha dichiarato: "Se raggiungessimo un budget di 160 miliardi di euro, ciò comporterebbe la creazione di 650.000 posti di lavoro entro il 2040 e un aumento del PIL dello 0,5%. Se lo facessimo, e credo che dovremmo farlo, l'Unione europea diventerebbe uno dei principali attori a livello mondiale nei settori della ricerca e dell'innovazione ". Nella loro lettera, le 13 associazioni sostengono che il progetto Horizon 2020 è sottofinanziato, dal momento che i fondi non sono sufficienti a coprire nemmeno una proposta di alta qualità su cinque. Inoltre, nonostante il lavoro "eccezionale" di Erasmus + nella promozione della mobilità e dell'occupabilità, la mobilità studentesca europea, pari al 5%, è molto al di sotto del 20%, obiettivo stabilito dal processo di Bologna

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FEBBRAIO 2018 – EUROPA – I leader universitari spingono per un'iniziativa di eccellenza

Le Università europee premono per l'attuazione di una nuova "iniziativa di eccellenza" per tutto il continente, che vedrebbe l'Unione Europea fornire finanziamenti a livello istituzionale per "aumentare la competitività" dei sistemi di istruzione superiore. La "European Excellence Initiative" è stata proposta dalla Conferenza dei Rettori tedeschi (HRK) e dalla Conferenza dei direttori delle scuole accademiche in Polonia, ed è stata discussa il mese scorso in una giornata dedicata all’adozione di nuove strategie per i leader delle Università europee, organizzata dalla HRK, a cui hanno partecipato esperti politici e accademici. Seguendo l'esempio della Germania che ha investito 4,6 miliardi di euro nella sua iniziativa di eccellenza dal 2006 e programmi simili in Paesi asiatici, in particolare in Cina, l'obiettivo dell'iniziativa è quello di fornire finanziamenti aggiuntivi per le performance di ricerca delle Università. Secondo la HRK, ogni Paese membro dell'UE sceglierebbe se partecipare o meno all'iniziativa, che sarebbe finanziata "principalmente con fondi nazionali e con fondi strutturali dell'UE" e potrebbe essere rafforzata con fondi provenienti dal programma quadro UE per la ricerca e l’innovazione, così da "rendere gli investimenti attraenti per gli Stati membri e le regioni". Il processo di valutazione, che includerebbe la revisione tra pari, potrebbe essere "gestito da organizzazioni europee indipendenti operanti nel settore dei finanziamenti" con fondi del programma quadro. La HRK ha inoltre affermato che "Ciò consentirebbe agli Stati a basso rendimento in termini di innovazione di valutare obiettivamente i punti di forza e di debolezza dei loro sistemi di ricerca nazionali, mirando quindi a uno sviluppo più mirato e diventando più competitivi a livello internazionale"

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FEBBRAIO 2018 – EUROPA – Più laureati non portano migliori condizioni economiche

Per molto tempo, sia i politici che i commentatori in materia di higher education hanno sottolineato l'importanza della presenze di laureati nelle moderne economie postindustriali. Di conseguenza, l'istruzione superiore viene considerata uno strumento fondamentale per promuovere migliori condizioni economiche (in termini di produttività, innovazione e salari). Si ritiene inoltre che una maggiore partecipazione all'istruzione superiore sia vantaggiosa per la mobilità sociale, dal momento che sempre più persone provenienti da contesti socio-economici svantaggiati si iscrivono all’università. Le mansioni che spettano ai laureati tendono ad essere considerate autonome, altamente qualificate, con elevati gradi di conoscenze e complesse. Questa narrativa politica presenta in modo ottimistico una stretta relazione tra istruzione superiore e professioni ben retribuite. Tuttavia, secondo Gerbrand Tholen, Senior Lecturer di Sociologia presso la City University di Londra, è troppo semplicistica poiché non tiene conto dell'enorme differenza tra occupazioni, settori e datori di lavoro dei laureati. Recentemente Tholen ha condotto uno studio triennale sul lavoro dei laureati, utilizzando come casi studio quattro professioni per laureati nell’ambito della ricerca farmaceutica e biotecnologica, dell’ingegneria del software, dell’analisi finanziaria e delle pubbliche relazioni. Lo studio conferma che il lavoro per i laureati è un aggregato disordinato di vari tipi di professioni, con una vasta gamma di caratteristiche. Non conferma quindi l'ipotesi che il conseguimento di un titolo di istruzione superiore, da solo, porti ad uno status più elevato nel mercato del lavoro. Il reclutamento e l'avanzamento di carriera non sono sempre collegati ai titoli di studio universitari e alle competenze ad essi associate; anche se tali abilità tendono a essere viste come utili dai lavoratori laureati, queste non coprono l'intera gamma di competenze di cui hanno bisogno per svolgere il proprio lavoro. Lo studio di Tholen mostra anche che il concetto di “lavoro per laureati” (graduate work) è controverso e in costante reinterpretazione e rinegoziazione. Nell’ambito della bioscienza ad esempio, i laureati spesso svolgono mansioni tecniche tradizionalmente destinate ai non laureati, ad esempio quelle di tecnici di laboratorio, e considerate di più basso livello all’interno della gerarchia del lavoro. Quindi un'ulteriore crescita della forza lavoro laureata potrebbe non comportare un miglioramento delle condizioni economiche. I policymaker non dovrebbero tracciare una diretta correlazione tra la crescita del numero di laureati ed il progresso economico e sociale, o prendere lo status elevato e i guadagni dei lavoratori laureati come prova del vantaggio educativo conferito in termini assoluti dai titoli universitari nel mercato del lavoro

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FEBBRAIO 2018 – GERMANIA – Altri Paesi seguiranno la Germania nella battaglia con Elsevier?

A gennaio 2017, nell’ambito di una negoziazione collettiva senza precedenti con l’editore Elsevier, per circa 50 istituzioni tedesche è stato interrotto l'accesso alle riviste pubblicate da tale editore. Ciò è accaduto dopo la scadenza degli abbonamenti in essere senza la previsione di un nuovo contratto. Tuttavia, nel febbraio 2017, Elsevier ha ripristinato l'accesso per le istituzioni escluse, mostrando il proprio supporto alla ricerca tedesca e la propria aspettativa di raggiungere un accordo. Nonostante il contratto di molte istituzioni universitarie sia scaduto, Elsevier manterrà l’accesso per tutto il 2018. Si stima che la Germania stia risparmiando oltre 10 milioni di euro all'anno in abbonamenti a riviste dopo aver scoperto il bluff del più grande editore accademico del mondo durante uno stallo di negoziati. Le due parti in causa sembrano ancora in disaccordo sulle modalità di pagamento delle pubblicazioni. La Germania vorrebbe pagare per articolo pubblicato dai suoi ricercatori - con pieno open access - mentre Elsevier ha sostenuto che ciò sarebbe ingiusto perché consentirebbe ai ricercatori tedeschi l’accesso alle pubblicazioni di studiosi di altri Paesi senza pagare nulla. E gli altri Paesi? Il 17 gennaio, la Finlandia ha stipulato con Elsevier un accordo triennale del valore di poco inferiore a 27 milioni di euro, che include uno sconto del 50% quando i ricercatori pubblicano in open access su alcune riviste. Il 15 gennaio la Corea del Sud ha accettato aumenti di prezzo compresi tra il 3,5% e il 3,9%, un aumento che il dott. Mittermaier – un membro del team di negoziazione tedesco – ha definito "oltraggioso" su Twitter. Un elemento chiave nelle trattative è il sito pirata SciHub, un fornitore illecito di milioni di articoli a titolo gratuito, che fornisce ai Paesi una potenziale leva contro gli editori che minacciano di interrompere l'accesso alle loro riviste. Tuttavia, l'utilizzo globale di SciHub è calato bruscamente alla fine del 2017 proprio quando diversi domini sono stati ritirati a seguito delle azioni legali degli editori. "Non usiamo SciHub come argomento nei negoziati", ha insistito il dott. Mittermaier. Per ora, la Germania è l'unico Paese "ancora in piedi" nei suoi negoziati con Elsevier. Ma la Francia, la Svizzera e l'Austria stanno progettando di adottare una linea altrettanto dura contro l'editore quando negoziano i loro contratti, ha affermato il dott. Mittermaier, aggiungendo che in questo momento: "Tutti guardano alla Germania"

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FEBBRAIO 2018 – REGNO UNITO – Perché più studenti britannici scelgono Università straniere

Sebbene non ci siano statistiche ufficiali, i dati delle istituzioni internazionali in materia università mostrano che, negli ultimi anni, il numero di studenti britannici è aumentato nella maggior parte delle destinazioni internazionali. Tra i sette Paesi presi in esame da The Economist, America, Canada, Francia, Germania e Paesi Bassi hanno registrato tutti una crescita a partire dal 2010. Solo l'Australia e l'Irlanda hanno fatto eccezione. L'America presenta l’attrattiva maggiore ed ha attirato 11.489 studenti britannici nel 2016-17, circa il 30% in più rispetto all’anno accademico 2009-10. C'è stato anche un aumento del numero di studenti provenienti dalle famiglie più povere verso le università americane. Gli sforzi delle migliori università statunitensi nel reclutare studenti britannici sono favoriti dall'aumento delle tasse universitarie in Inghilterra e Galles – triplicate nel 2012 fino a un valore di £ 9.000 (€ 10.233) all'anno – che hanno reso le università straniere più attrattive. Un contesto molto diverso da quello della Germania, dove gli studenti internazionali studiano gratuitamente, o dei Paesi Bassi, dove molti hanno accesso ai sussidi statali (sebbene gli studenti britannici probabilmente non potranno fruire di queste sovvenzioni dopo la Brexit.) Anche le Università americane possono sembrare ragionevoli a confronto. Anche il numero crescente di corsi di lingua inglese offerti all'estero ha contribuito ad attrarre gli studenti britannici. Nei Paesi Bassi, il numero di corsi di laurea di livello bachelor tenuti in inglese è passato da 188 nel 2011 a 426 di oggi. Nello stesso periodo, il numero di britannici che studiano nei Paesi Bassi è salito da 910 a 2.778. Anche alcuni Atenei in Francia e in Italia offrono corsi di inglese. Le Università hanno beneficiato di questo aumento della mobilità internazionale. Nel 2007, il 4,4% dei residenti britannici di età inferiore a 15 anni era nato all'estero; oggi questa categoria rappresenta il 5,4%. Dal 1987, oltre 200.000 studenti britannici hanno lavorato o studiato all'estero nell'ambito del programma Erasmus

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FEBBRAIO 2018 – MONDO – Forte calo della mobilità globale degli studenti nei prossimi anni

Secondo il rapporto International Student Mobility to 2027: Local investment, global outcomes a cura del British Council, la crescita del tasso di mobilità in uscita degli studenti internazionali rallenterà drasticamente, passando da una media annua del 5,7% (dal 2000 al 2015) all'1,7% entro il 2027. Secondo il report, per altro verso "il numero di Paesi in competizione per ospitare studenti internazionali è in aumento; molti di questi potenziali Paesi di destinazione offrono un'istruzione di alta qualità a prezzi accessibili, oltre che sbocchi professionali o la possibilità di risiedervi in modo stabile dopo la laurea". Si prevede che la crescita degli studenti in uscita da Cina e India rappresenterà il 60% della crescita globale in termini di mobilità, e che tale dato nei due Paesi supererà la crescita totale in tutti gli altri mercati oggetto di indagine. Il rapporto prevede inoltre che i Paesi africani avranno 5 tra i 10 tassi di iscrizione all’istruzione terziaria in più rapida crescita fino al 2027, di cui quattro nei primi cinque (Etiopia 8,2%, Angola 6,8%, Ghana 4,8%, Kenya 4,7%). La Nigeria si colloca all’ottava posizione nella lista con un tasso pari al 4,1%. Tuttavia, i primi 10 mercati in crescita per gli studenti in uscita in termini assoluti fino al 2027 sono la Cina (con un aumento di 245.000 unità), l’India (185.000), il Pakistan (32.000), la Nigeria (30.000), il Bangladesh (27.000), l’Arabia Saudita (30.000), la Francia (20.000), il Nepal (20.000), l’Indonesia (18.000) e il Kenya (16.000)

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GENNAIO 2018 – PAESI BASSI – L'internazionalizzazione delle università deve avere dei limiti

Esistono dei limiti alla crescita dell'internazionalizzazione nelle università, ed è giusto stabilirli e metterli in pratica. Così ha parlato il Magnifico Rettore dell'Università di Amsterdam (UvA), la professoressa Karen IJ Maex. Maex ha affermato che, mentre il 15% degli studenti della UvA è internazionale, la percentuale si avvicina al 25% per gli studenti internazionali del primo anno a seguito di un "aumento significativo" dei nuovi programmi di laurea triennale in inglese. Secondo il Rettore, l'internazionalizzazione sta producendo sfide e sollevando alcune domande pressanti. In particolare ci si interroga se presto ogni corso sarà offerto in lingua inglese, se le università si sono internazionalizzate solo per aumentare i profitti, se gli interessi degli studenti olandesi vengono messi da parte e addirittura se il valore della lingua olandese è messo in discussione

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GENNAIO 2018 – STATI UNITI – Le storiche università afroindiane fortemente contrastate

Le storiche università afroindiane (HBCU) – istituzioni accademiche americane a servizio delle minoranze – sono state criticate da alcuni esperti che le reputano non più rilevanti. Secondo il rapporto HBCUs Make America Strong: The Positive Economic Impact of Historically Black Colleges and Universities, le HBCU hanno un impatto annuale di circa $15 (€12) miliardi sull’economia degli Stati Uniti. Inoltre, le storiche università afroindiane hanno creato oltre 134.000 posti di lavoro e i loro ex studenti generano oltre 130 miliardi (105) di dollari (euro) nel corso della loro vita. Il dott. Robert T. Palmer, presidente ad interim e professore associato di leadership educativa e studi politici presso la School of Education della Howard University, ha dichiarato: "Per ironia della sorte, l'uscita di questo rapporto coincide con il disegno di legge presentato dai Repubblicani alla Camera, secondo il quale l'accesso ai finanziamenti da parte delle istituzioni accademiche a servizio delle minoranze sarà soggetto a limitazioni se almeno il 25% dei loro studenti non conseguirà la laurea

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GENNAIO 2018 – STATI UNITI – Il college per le madri single

Secondo un rapporto dell'Institute for Women's Policy Researchz (IWPR), il numero di madri single iscritte al college è più che raddoppiato tra il 2000 e il 2012, arrivando a circa 2,1 milioni di studentesse. Solo il 28% delle madri single che inizia i corsi universitari li completa, e non vi è stato alcuno sforzo sistematico per affrontare gli ostacoli di questo percorso. L'amministrazione Trump vuole tagliare un programma di aiuti federali che fornisce denaro per i programmi di assistenza all'infanzia presso i campus, il Child Care Access Means Parents in School Program (CCAMPIS). I costi per questo tipo di servizio sono poco inferiori a $10.000 (€8.100) all'anno

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GENNAIO 2018 – STATI UNITI – Una nuova tassa può costare decine di milioni di dollari

Alcune università potrebbero avere decine di milioni di dollari in meno da spendere per gli studenti a causa di una nuova tassa sui rendimenti legati alle donazioni. L’imposta di $1,5 (€1,2) trilioni approvata dai Repubblicani nel dicembre 2017 e firmata dal presidente Donald Trump include un'accisa dell'1,4% sui rendimenti di qualsiasi donazione universitaria che ammonti a oltre $500.000 (€405.000) per studente. In precedenza, i ricavi provenienti da donazioni non erano tassati

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GENNAIO 2018 – STATI UNITI – Da tecnologi a insegnanti il passo è breve

In risposta alla mancanza di insegnanti a livello nazionale, il Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha avviato un programma d’avanguardia destinato a persone con esperienza in settori ad alta richiesta, come ingegneria, fisica, matematica, lingue, biologia e neuroscienze, che vogliono diventare insegnanti. Il programma offre lezioni gratuite e una diaria di $ 20.000 (€16.193) l'anno. "Non dobbiamo concentrarci sulla matematica, perché sono già bravi in matematica", ha detto Yoon Jeon Kim, uno scienziato ricercatore del Teaching Systems Lab del MIT che sta monitorando lo sforzo per valutare se l’iniziativa funziona. "Non dobbiamo concentrarci sulla scienza, perché sono già bravi in campo scientifico. Quindi possiamo concentrarci su come insegnare". Il programma si differenzia molto dai programmi tradizionali di teacher training, soprattutto sotto il profilo high tech. Ad esempio, usa la realtà virtuale degli avatars per simulare situazioni critiche che possono verificarsi in classe

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DICEMBRE 2017 – STATI UNITI – I “non accademici” diventano buoni leader universitari?

Nelle università statunitensi la figura “tradizionale” di rettore che proviene dalla categoria dei docenti di ruolo è ancora la norma con una proporzione di 2:1. Eppure, i segni di un cambiamento sono evidenti: oggi un terzo dei presidenti dei college statunitensi di arti liberali non proviene dall’università. Pochi decenni fa erano meno del 10%. Uno dei più grandi driver di questo cambiamento è la scarsità di candidati tradizionali. Nel 2009 i docenti di ruolo (tenured) e quelli che occupavano un posto che garantiva la possibilità di entrare in ruolo (tenure-track) costituivano meno di un terzo dello staff complessivo delle facoltà di arti liberali, rispetto al 78% del 1969. Inoltre, gli studiosi in possesso delle credenziali classiche per guidare un’università dimostrano di non avere lo stesso “appetito” di un tempo per le cariche più alte. Occorre poi considerare che il modello di business delle università è molto più impegnativo di un tempo. Oggi il ruolo di rettore comporta sempre più doveri per i quali la maggior parte dei professori non è né addestrata né preparata

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DICEMBRE 2017 – MONDO – I dieci paper accademici più popolari del 2017

I sistemi alternativi di valutazione delle pubblicazioni scientifiche rivelano che quest’anno la ricerca sui temi delle diete alimentari, della salute mentale dei dottorandi e dei medici donne ha attirato la maggiore attenzione sul web. Per compilare la lista, Altmetric – un database che fornisce misure di valutazione della ricerca alternative rispetto alle tradizionali metriche basate sulle citazioni – ha esaminato una serie di indicatori che includono i riferimenti nei maggiori media, le citazioni su Wikipedia e sui social media e le recensioni in “spazi” accademici come i forum di peer-review che seguono la pubblicazione e, nel settore della medicina, i gruppi di difesa dei pazienti. Secondo tali indicatori alternativi, dei 100 papers top-rated 53 erano nel campo della scienza medica. Seguono i papers nel campo della biologia (17), delle scienze della terra e dell'ambiente (9) e delle scienze umane (8)

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DICEMBRE 2017 – REGNO UNITO – Il finanziamento della ricerca con l'insegnamento è un mito

Il mantra secondo cui la ricerca è in perdita è una finzione conveniente usata per attrarre più denaro nei centri delle università. Questo è quanto affermano Peter Coveney dello University College London e Christopher Greenwell della Durham University. Solo il mese scorso, nel rapporto del Higher Education Policy Institute si è affermato che il "deficit" della ricerca ammonta a 3,3 miliardi di sterline (3,7 miliari di euro) nel 2014-15. Questo accade perché i soggetti che finanziano la ricerca coprono solo tre quarti dei "costi economici completi" (FEC) della ricerca, rendendo necessarie altre forme di sussidio. Il Research Councils UK – ente pubblico che coordina l’azione dei 7 Research Councils responsabili del finanziamento e coordinamento della ricerca accademica in UK – ha accettato di finanziare l'80% del FEC, mentre le università dovranno reperire autonomamente la quota mancante del 20%. Quando è stato chiesto alle università britanniche di spiegare come gestiscono le spese generali per la ricerca, queste hanno risposto che non hanno modo di stabilire la differenza tra i flussi di reddito derivanti dall'insegnamento e quelli dalla ricerca. Le università dovrebbero essere più trasparenti su come stanno spendendo i soldi dei contribuenti e, soprattutto con il profilarsi della Brexit, la ricerca deve essere considerata come qualcosa di più di un cinico esercizio di contabilità. Se la ricerca fosse veramente in perdita, si dovrebbe ammettere che gli studenti – specialmente gli studenti internazionali, ma anche quelli britannici, compresi quelli iscritti a facoltà umanistiche – finanziano una parte rilevante della ricerca scientifica

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DICEMBRE 2017 – DANIMARCA – I ricercatori con mobilità settoriale sono troppo pochi

Le università danesi devono fare di più per promuovere la mobilità dei ricercatori tra università e settore privato, al fine di promuovere l'innovazione, il ricambio delle conoscenze, lo sviluppo tecnologico e la rilevanza della ricerca e dell'istruzione. È quanto emerge da un’ampia indagine del Consiglio danese per la politica della ricerca e dell’innovazione (DFIR). Circa 20.000 ricercatori con dottorato di ricerca lavorano nel settore privato. Si tratta all'incirca dello stesso numero di ricercatori che lavorano come ricercatori a contratto o in posizioni più elevate nelle università danesi. Il numero di ricercatori con dottorato che lavorano nel settore privato è aumentato di circa 6.000 unità nel periodo 2008-14. Ma il sondaggio Norstat ha rilevato che in tre anni solo 600 ricercatori (solo in posizioni cliniche e in posizioni part-time) sono passati da un settore all’altro – operando quindi la mobilità settoriale – rispetto al totale di 6.800 ricercatori entrati in servizio nel 2015

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NOVEMBRE 2017 – EUROPA – Gli effetti del trasferimento dell'EMA ad Amsterdam

Il Consiglio Affari generali dell'Unione Europea ha deciso che nel 2019 l'Agenzia europea del farmaco (EMA) si trasferirà da Londra ad Amsterdam, nei Paesi Bassi. L'EMA porta benefici economici a chi la ospita, attirando circa 36.000 soggiorni annuali di esperti ogni anno, e facendo lievitare il giro d’affari di hotel, ristoranti e altri servizi. Recentemente il cancelliere austriaco Christian Kern ha calcolato che il Paese che ospita l’EMA può beneficiare di un aumento di ricchezza fino a un miliardo di euro. L'EMA porta benefici anche al mondo accademico, poichè sostiene progetti e gruppi di ricerca, oltre che associazioni culturali, e la sua presenza può stimolare gli investimenti nel settore della ricerca farmacologica nel Paese ospitante. Bert Leufkens, presidente del Comitato olandese di valutazione del farmaco, ha annunciato che il Comitato aumenterà la propria “capacità scientifica” per farsi carico di una maggior quota di lavoro post-Brexit. I Paesi Bassi stanno investendo 10 milioni di euro per espandere l’azione del Comitato e per supportare il rafforzamento delle attività di altre agenzie nazionali del farmaco in tutta Europa. Il professor Kurt Deketelaere, segretario generale della Lega delle università europee di ricerca, ha dichiarato che la decisione di trasferire l’EMA non avrà probabilmente effetti immediati sulle università britanniche, ma è il primo vero colpo della Brexit al Regno Unito, insieme al trasferimento dell’Autorità bancaria europea a Parigi

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NOVEMBRE 2017 – IRLANDA – Il finanziamento alle università legato alla parità di genere

Le università sono state avvertite che non riceveranno finanziamenti se non promuovono più donne a posizioni accademiche di alto livello. Attualmente, sebbene più della metà dei professori siano donne, queste sono in minoranza nelle fasce di docenza più alte: solo il 29% tra i professori associati e il 21% dei professori ordinari, e nessuna donna è mai stata a capo di un ateneo. Ma Mary Mitchell O'Connor, ministra responsabile della higher education, ha affermato che le università che non faranno progressi verso il raggiungimento dell'uguaglianza di genere perderanno l'accesso ai finanziamenti per la ricerca. La ministra ha inoltre annunciato l'istituzione di una task force per l'uguaglianza di genere di alto livello, che opererà una revisione dei sistemi nazionali sulle politiche e le pratiche di reclutamento e promozione negli istituti di istruzione superiore, per identificare le buone pratiche e mettere in evidenza le aree che necessitano di miglioramenti Un finanziamento di € 500.000 è stato stanziato nel bilancio 2018 per sostenere il lavoro della task force e raggiungere l’obiettivo una maggiore parità di genere nel settore. Sarà inoltre messo in atto un meccanismo di segnalazione periodico. L’auspicio è che le istituzioni di higher education adottino misure efficaci per migliorare i propri sistemi in un lasso di tempo specifico formulato in base alla necessità di miglioramento

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NOVEMBRE 2017 – REGNO UNITO – Le nuove università dominano la classifica degli atenei

Nel 2007, la People & Planet University League - una classifica indipendente delle università britanniche basata su criteri ambientali ed etici a cura di People & Planet, il più grande network studentesco di attivisti in materia - calcolò che solo cinque università stavano riciclando più della metà dei loro rifiuti. Quest'anno (2017) sono 85. Quest'anno inoltre segna una svolta specialmente nell'area dell’istruzione. Il cambiamento più evidente riguarda l’aumento del numero di università che prendono sul serio il tema dell'educazione allo sviluppo sostenibile e la integrano nel curriculum accademico. Delle 154 università considerate, 130 stanno facendo qualcosa per preparare gli studenti alle sfide ambientali che dovranno affrontare. Di queste, 69 hanno un impegno scritto. I dati raccolti ogni anno al momento delle iscrizioni mostrano che la maggior parte degli studenti (82%) considera la sostenibilità come importante e il 68% dichiara di acquisire competenze e conoscenze al riguardo mentre è all'università. Anche quest'anno, le università più recenti dominano il vertice della classifica mentre molte delle università storiche e ad alta intensità di ricerca restano indietro. Uno dei casi negativi più sorprendenti, con un punteggio totale di 18.5, è l'Imperial College di Londra, che si colloca al 141esimo posto nonostante la sua reputazione di livello mondiale per scienza, ingegneria, economia e medicina, tutte aree ritenute fondamentali per affrontare il cambiamento climatico, la povertà, la salute a livello mondiale, la produzione alimentare sostenibile e il risparmio energetico. L'Università di Oxford ha raggiunto il 54esimo posto, rispetto al 115esimo di due anni fa, con un punteggio di 35 su 100, un risultato modesto per la sua politica di investimento etico. Allo stesso modo, l'Università di Cambridge, risalita al 58esimo posto dal 113esimo che occupava nel 2015, ha ottenuto solo 15 punti su 100 per la sua politica di investimento etico

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NOVEMBRE 2017 – CINA - Pechino impone maggiore controllo sulle università straniere

Più di 2.000 joint venture tra università cinesi ed estere sono state istituite dal 2003, anno in cui sono state autorizzate per la prima volta. Il partito comunista cinese ha ordinato alle università finanziate dall'estero di introdurre unità di partito e concedere poteri decisionali a un funzionario del partito, infrangendo la promessa fatta in precedenza di garantire la libertà accademica, mentre il presidente Xi Jinping rafforza il controllo politico su tutti i livelli di istruzione

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NOVEMBRE 2017 – GLOBAL – Gli studenti MBA come risorsa per le sfide climatiche

Quasi tutte le aziende leader - da Google e Facebook a Virgin e Unilever - stanno affrontando la questione dei cambiamenti climatici. Unilever per esempio tra il 2008 e il 2016 ha ridotto del 96% i rifiuti prodotti, mentre nel 2016 il 63% del suo consumo totale di elettricità proveniva da fonti rinnovabili. Per la maggior parte delle aziende, tuttavia, gli ostacoli per affrontare le sfide ambientali sono ancora significativi, soprattutto a causa della mancanza di informazioni specializzate. Uno studente con una conoscenza strategica di questa area interdisciplinare può risultare un grande vantaggio per un'azienda. E gli studenti del settore finanziario all’Imperial College Business School di Londra sono al centro dell’attenzione di aziende specificamente legate agli investimenti sostenibili

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OTTOBRE 2017 – SVEZIA – Vertiginoso aumento dello staff amministrativo nelle università

Dal 2000 il personale amministrativo nelle università svedesi è aumentato sette volte più velocemente del personale accademico. É quanto emerge dalla ricerca di Daniel Waldenström, professore svedese di economia presso l'Istituto di Ricerca di Economia Industriale di Stoccolma. Quasi la metà di tutti i posti di lavoro universitari è oggi coperto da staff amministrativo. I dati grezzi utilizzati nell'analisi di Waldenström mostrano che nel 2001 il personale accademico nelle università svedesi era composto da 27.281 unità, divenute 31.040 nel 2013. Il numero delle posizioni amministrative universitarie è passato da 13.915 a 27.580, mentre il personale in posizioni di supporto accademico è sceso da 6.406 a 816 unità. Lo staff amministrativo rappresentava il 29% del personale delle università nel 2001 e il 46% nel 2013

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OTTOBRE 2017 – GERMANIA – La mancanza di alloggi obbliga gli studenti a dormire in tende

Molti studenti al primo anno di studi universitari dovranno dormire in auto, tende o sale per feste a causa di una continua mancanza di alloggi durante il semestre invernale. L'Associazione Nazionale tedesca per gli studenti - Deutsches Studentenwerk (DSW) - chiede alloggi più convenienti e più fondi governativi per mantenere livelli di affitto a buon mercato nelle nuove residenze pubbliche per studenti. Circa 192.000 studenti sono attualmente alloggiati nelle 1.700 residenze studentesche gestite dal DSW in tutta la Germania. A € 241 al mese, l'affitto è appena al di sotto dell'importo usato come base per calcolare il sussidio federale agli studenti, il Bundesministerium für Bildung und Forschung (BAFöG). Tuttavia, in città universitarie quali quella di Münster, i 5.617 appartamenti della DSW possono ospitare solo il 10% di tutti gli studenti. A Colonia, l'unione studentesca ha trasformato una sala per feste in un dormitorio improvvisato con materassi e servizi sanitari. "Mentre il numero di posti nelle università per studenti sovvenzionati da fondi pubblici è aumentato del 42% a partire dal 2008, il sostegno pubblico a favore degli alloggi è appena sufficiente per creare un ulteriore 5% di alloggi negli studentati. Non dobbiamo permettere che questo divario venga ulteriormente ampliato " afferma il segretario generale del DSW Achim Meyer auf der Heyde

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OTTOBRE 2017 – REGNO UNITO & USA – La Higher Education contribuisce alla disuguaglianza?

Negli ultimi 30 anni c'è stato un enorme aumento della disuguaglianza economica nella maggior parte dei Paesi occidentali. Nel Regno Unito il reddito dei top 1% (i più ricchi) è più che raddoppiato (raggiungendo il 12%); negli Stati Uniti è più che triplicato. Ciò che è accaduto ai redditi individuali e familiari è stato paragonato a quello che è accaduto ai redditi funzionali. In Gran Bretagna la quota del prodotto interno lordo rappresentata dai salari è scesa da poco più del 60% nel 1975 a poco meno del 50% nel 2015 (le percentuali USA sono pari al 57% e al 53%). Risulta evidente che, dopo il problema del cambiamento climatico, la disuguaglianza è la più grande sfida che il mondo occidentale si trova ad affrontare. L'espansione dell’Higher Education a partire dagli anni '80 potrebbe aver effettivamente contribuito alla crescita della disuguaglianza, in quanto si è aperto un enorme divario tra le persone con e senza laurea. Questo divario può essere visto nella continua differenza di salario tra laureati e non, nella crescente separazione geografica tra comunità con alta e bassa concentrazione di laureati e nelle differenze di comportamento elettorale dimostrato in occasione della Brexit e delle elezioni presidenziali statunitensi

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OTTOBRE 2017 – REGNO UNITO – Oxford e Cambridge accusate di 'social apartheid'

Diversi college di Oxford e Cambridge spesso ammettono ai loro corsi gruppi di studenti tra i quali non vi è alcuno studente di colore. Solo l'1,5% dei posti viene offerto agli studenti di colore contro più dell’80% dei posti destinato a studenti che provengono dalle classi sociali più agiate

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OTTOBRE 2017 – MONDO – Le grandi città perdono il primato nella pubblicazione scientifica

I risultati di uno studio pubblicato sull’edizione di ottobre della rivista scientifica Scientometrics mostrano che le città i cui documenti scientifici sono storicamente più citati (tra cui New York, Londra e Tokyo) stanno perdendo la loro egemonia sotto questo profilo. La quota delle dieci città globali più importanti in termini di numero di citazioni di pubblicazioni scientifiche è scesa dal 23% nel 2000 al 17,3% nel 2010

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SETTEMBRE 2017 – UCRAINA – Lo Stato riduce il numero di posti finanziati nelle università

Oleg Sharov, capo del Dipartimento di istruzione universitaria del Ministero dell'Istruzione e della Scienza ucraino, ha affermato: "Ci stiamo lasciando alle spalle il modello sovietico a favore di quello europeo a tre livelli: laurea triennale, laurea specialistica e dottorato di ricerca. Ciò comporterà un taglio del 17% dei posti finanziati dagli Stati nelle università ucraine ". Una delle conseguenze di questa scelta è l’eliminazione della laurea c.d. “specialist” ovvero un corso di laurea di 5 anni che costituiva la sola opzione esistente in epoca sovietica, e che resta tra i titoli di studio preferiti dai datori di lavoro dell’ex area sovietica. Sharov ha anche aggiunto che ciò non comporterà una riduzione del finanziamento statale delle università, che aumenterà quest'anno del 9%, fino a 23,69 miliardi di grivne ucraine (760 milioni di euro) rispetto al 2016. Il piano governativo è stato criticato dalla comunità accademica e dagli studenti. Nel 2017 il numero totale di posti finanziati dallo Stato nelle università ucraine ammonta a 212.388, di cui 189.728 studenti a tempo pieno. Nel periodo 2018-19 tale cifra si ridurrà a 201.500 nel 2018 e 199.200 nel 2019. Questa è la seconda misura adottata dal Governo ucraino quest'anno tesa a ridurre il finanziamento statale alle università. Infatti, un altro intervento in tal senso è stato realizzato a gennaio del 2017: il numero di studenti che ricevono borse di studio nelle università ucraine – per sostenere le spese legate agli studi universitari - è diminuito di quasi il 60% a causa del nuovo sistema, che stabilisce livelli più alti di profitto come condizione per ricevere una borsa di studio. Attualmente il numero totale di studenti che studiano presso le università ucraine è stimato intorno ai 380.000. Di questi, circa 180.000 pagano le tasse su base contrattuale. Dal 2012 il numero degli studenti che stipulano questo tipo di contratti con le università ucraine è diminuito del 50%, in quanto la maggioranza di questi studenti preferisce studiare all'estero

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SETTEMBRE 2017 – THAILANDIA – Il forte calo della popolazione mette a rischio i fondi

Circa 80.000 studenti tailandesi a livello nazionale hanno presentato domanda per l'esame di ammissione all’università. Nel 2016 erano 100.000. I posti disponibili nel sistema di istruzione superiore per il 2017 sono 110.000 – dunque un numero significativamente inferiore rispetto ai 156.000 posti disponibili nel 2015. Secondo gli esperti, la rapida espansione delle università (attualmente sono presenti 170 istituti di istruzione universitaria), l'aumento della competizione tra di esse e la diminuzione della popolazione sono le cause del divario esistente tra offerta e domanda di istruzione superiore. Questo settore è cresciuto rapidamente negli anni '80 in seguito all’aumento della popolazione, che registrava un milione di nascite ogni anno. Negli ultimi anni, tuttavia, i nuovi nati sono stati in media 600.000-700.000 l’anno. Secondo le statistiche del 2015 del settore studi demografici delle Nazioni Unite, la Tailandia è settima al mondo in termini di popolazione in rapido invecchiamento. L'agenzia di pianificazione economica del paese, il Consiglio nazionale per lo sviluppo economico e sociale, stima inoltre che entro il 2040 la percentuale di persone in età scolare scenderà al 20% della popolazione, contro il 62% nel 1980. Secondo gli esperti del settore educazione saranno necessari interventi di riforma per scongiurare il rischio che il forte calo demografico incida negativamente sul finanziamento e la qualità delle università

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SETTEMBRE 2017 – MONDO – Forte disparità di genere del graduate premium nei paesi OCSE

I dati pubblicati nel rapporto OECD’s 2017 Education at a Glance del 12 settembre mostrano che, su 28 paesi considerati, solo in Spagna e in Estonia il vantaggio economico derivante dall’avere una laurea è stato più elevato per le donne. Il rendimento finanziario netto per le laureate in Spagna è di 195.300 dollari (165.272 euro), ovvero quasi 43.000 dollari (37.000 euro) più del ritorno netto per i laureati di sesso maschile. In Estonia, le donne possono godere di un graduate premium di 116.500 dollari (98.588 euro) che è leggermente superiore - 27.000 dollari (22.800 euro) – a quello degli uomini. Nei 26 altri Paesi in cui erano disponibili i dati, gli uomini avevano un più alto premio di retribuzione netta (calcolato prendendo il denaro extra guadagnato dai laureati rispetto a chi interrompe gli studi universitari e sottraendo costi come le tasse d’iscrizione e il mancato guadagno durante gli anni universitari). In sette paesi, il divario di genere nel premio netto è superiore al 50%. La disparità più alta è registrata in Giappone, dove i laureati maschi possono aspettarsi un ritorno finanziario netto di quasi 240.000 dollari (203.000 euro), rispetto a soli 28.200 dollari (23.866 euro) per le donne. Il graduate premium più alto per le donne è quello del Lussemburgo dove le donne con laurea possono raggiungere un guadagno di quasi 330.000 dollari (279.282 euro) in più rispetto alle non laureate. Tuttavia, il vantaggio per gli uomini è superiore ed è di $ 374.500 (€316.943). Secondo i dati, i Paesi con il graduate premium più omogeneo tra uomini e donne sono i Paesi Bassi (con un divario di genere del 5,9%) e la Norvegia (6,7%). Considerando tutti i paesi OCSE, il divario medio è stato del 33,6%, con gli uomini che hanno ottenuto un vantaggio economico dalla laurea di circa 250 mila dollari (211.500 euro) e che cala invece a circa 170 mila dollari (144 mila euro) per le donne

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SETTEMBRE 2017 – REGNO UNITO – Taglio delle tasse, borse di studio e più discipline STEM

Il SundayTimes ha riferito il 17 settembre che il Cancelliere dello scacchiere, Philip Hammond, "sta prendendo in considerazione di ridurre l’ammontare delle tasse che le università possono addebitare ad un massimo di £ 7.500 (€8.539)". Il governo pagherebbe la differenza con una sovvenzione di 1.500 sterline (1.708 euro) per i corsi di scienza e tecnologia (c.d. STEM), ha aggiunto. Una tale mossa ridurrebbe la spesa del Tesoro sui prestiti agli studenti. Tuttavia, secondo Chris Belfield, ricercatore all’Institute for Fiscal Studies (IFS), da un lato, se il reddito proveniente dalle tasse universitarie viene sostituito con sovvenzioni il Governo si impoverirà nel lungo periodo (rinuncerà infatti al rimborso del prestito proveniente dagli studenti che guadagneranno di più). Ma, dall’altro, la sostituzione di tasse (e prestiti) con sovvenzioni ha il vantaggio di rafforzare il controllo del Governo sulla destinazione di tali fondi. Il report dell’IFS Higher Education Funding in England: past, present and options for the future ha rilevato che con il sistema di tasse dall’importo di £9.000 (€10.248) il reddito per studente è aumentato proporzionalmente nelle materia c.d. “classroom-based”, ma ciò non vale per gli studi più costosi in materie quali scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM). I ricercatori dell’IFS hanno commentato che l'attuale sistema "non dà al Governo una grande flessibilità per intervenire n modo mirato su corsi o soggetti che hanno un valore elevato per la società"

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SETTEMBRE 2017 – TAIWAN – Contrastare il calo demografico. Ma a che prezzo?

Le istituzioni di higher education pubbliche e private di Taiwan sono complessivamente più di 150. Nel 1950, erano solo sette. Secondo il World Factbook della CIA (Central Intelligence Agency), il tasso di fertilità di Taiwan è di appena 1,12 figli per coppia, collocando il Paese al 156° posto su 158 Paesi considerati nella classifica del 2016 . Solo Macao e Singapore hanno tassi inferiori. Le implicazioni per le università sono chiare. Una relazione del Ministero dell'educazione di Taiwan l'anno scorso ha rilevato che 151 istituzioni di istruzione terziaria avevano corsi a cui nessuno studente si era iscritto. 64 tra i dipartimenti e i programmi di laurea interessati appartenevano alle università pubbliche più prestigiose, e i restanti 87 a istituti privati. Altri 269 programmi laurea in tutto il settore higher education hanno coperto solo il 30 per cento dei posti disponibili. Attrarre studenti dalla Cina, così da sostenere il sistema con le loro tasse, diventa quindi un’assoluta necessità per le università di Taiwan. Secondo alcuni, però, ciò rischia di danneggiare la libertà accademica: nel 2017 un’inchiesta del Ministro per l’istruzione di Taiwan ha rivelato che almeno 80 istituzioni accademiche hanno firmato un accordo con istituzioni cinesi in cui le prime si impegnavano a non affrontare nell’attività di insegnamento temi controversi quali la One China Policy e la questione dell’indipendenza di Taiwan

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AGOSTO 2017 – REGNO UNITO – I rettori delle università britanniche sono pagati troppo?

Secondo un recente sondaggio di Times Higher Education, la retribuzione media dei rettori universitari ha raggiunto 258.000 sterline (279.000 euro) nell’anno accademico 2015-16, salendo a più di £280.000 (€303.000) se si includono i contributi pensionistici. Tali cifre sono aumentate sostanzialmente negli ultimi anni, mentre ciò non è avvenuto per le retribuzioni del personale accademico e di supporto. Le proteste di alcuni politici britannici sulle retribuzioni troppo generose per i rettori hanno indotto il Ministro dell’università e della scienza, Jo Johnson, a svelare la previsione dell’obbligo per le università di giustificare pubblicamente la retribuzione dei rettori qualora essa superi 150.000 sterline, ossia l’equivalente della retribuzione del Primo Ministro. Ma i manager dell'università sono veramente pagati troppo? Con chi li si confronta? Anche le 434.000 sterline (467.000 euro) guadagnate dal più pagato del settore, Dame Glynis Breakwell dell’Università di Bath, sono poche rispetto agli 1,75 milioni di sterline (1,89 milioni di euro) pagati dalla BBC al presentatore sportivo Gary Lineker nel 2016-17. Se tale confronto non piace, si pensi a ruoli equivalenti in Paesi comparabili. Una rapida ricerca su Google rivela che nell'ultimo anno per i quali sono disponibili i dati, otto presidenti di college universitari americani hanno guadagnato oltre 2 milioni di dollari (1,7 milioni di euro). Nove rettori australiani hanno guadagnato più di un milione di dollari australiani (864.000 euro). In Canada, fino al 2010, il top manager dell’Università dell’Ontario è stato pagato più di $1 milione di dollari canadesi (663.000 euro). Anche in Nuova Zelanda, il rettore dell'Università di Auckland guadagna più di 710.000 dollari neozelandesi (471.000 euro). In realtà, occorre riconoscere che guidare una grande università oggi è un compito dalle enormi difficoltà, richiede una leadership chiara, specifiche competenze manageriali e di fundraising e grande energia. Tutto ciò insieme ad un forte curriculum accademico

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AGOSTO 2017 – GIAPPONE – Quale ruolo ha l’internazionalizzazione nelle università?

L'Istituto di ricerca per l'istruzione superiore dell'Università di Hiroshima ha realizzato un sondaggio nazionale sulle attività internazionali delle università giapponesi coinvolgendo 744 responsabili per l’internazionalizzazione. Ciò al fine di scoprire le loro opinioni, soprattutto alla luce dei recenti sviluppi politici a livello mondiale (ad esempio l’operato dell’amministrazione Trump e la Brexit) che rischiano di incidere negativamente sull’internalizzazione accademica. Più della metà delle università giapponesi (58,6%) ritiene che l'internazionalizzazione sia un aspetto importante a livello istituzionale. Gli obiettivi citati più spesso includono "miglioramento della qualità e del livello della ricerca" (34,3%), "rafforzare il prestigio e la reputazione delle università" (31,4%) e "migliorare la qualità del personale" (30,8%). Tuttavia, la stratificazione settoriale tra università pubbliche nazionali e regionali e università private è evidente. I leader delle università nazionali sono di gran lunga più propensi (93%) rispetto ai loro omologhi locali (43,4%) o privati (43,1%) ad identificare l'internazionalizzazione come elemento strategico. E mentre l'obiettivo primario delle università pubbliche nazionali e regionali è quello di migliorare la qualità della ricerca (rispettivamente 80,6% e 41,7% degli intervistati), le università private sperano soprattutto di aumentare il loro prestigio e la loro reputazione (21,4%). Quando viene chiesto di individuare pratiche di internazionalizzazione importanti, la risposta di tutti gli intervistati ha evidenziato la mobilità degli studenti in uscita (94,8%), seguita da "rafforzare la conoscenza dell’inglese tra gli studenti" (89%), "assumere personale accademico e ricercatori a livello internazionale" (81,1%), “prevedere soggiorni di ricerca e formazione all’estero per il personale accademico e amministrativo' (79,7%) e “accogliere studenti internazionali” (79,7%). Le università nazionali tendono ad impegnarsi in una vasta gamma di queste attività, mentre le università private, al contrario, si concentrano sullo scambio di studenti e personale con partner stranieri, in particolare attirando studenti internazionali nei loro campus. L’indagine ha preso in esame molti altri aspetti dell’internazionalizzazione nel sistema universitario giapponese. Ciò che si evince in conclusione è che il contesto politico attuale, caratterizzato da fenomeni quali l’elezione di Trump e la Brexit, ha scarsamente inciso sulla volontà di internazionalizzazioend delle università giapponesi, che non hanno affatto rallentato il “ritmo” delle loro attività internazionali

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AGOSTO 2017 – GIAPPONE – Le università regionali per la ricerca di eccellenza

Secondo le proposte di bilancio in corso di elaborazione per l'anno fiscale 2018, sostanziosi fondi per la ricerca saranno estesi alle università regionali giapponesi. Il Ministero dell'Istruzione ha lanciato nel 2007 la World Premier International Research Center Initiative (WPI) per sostenere la competitività della ricerca del paese a livello internazionale. Il programma, che supporta grandi gruppi di ricercatori, assegna un budget annuale di 1,4 miliardi di yen (10,7 milioni di euro) per creare hub di ricerca di livello mondiale. Nove istituzioni leader beneficiano di tali fondi, tra cui l'Università di Tokyo e l'Università di Tohoku. Attualmente sono in corso due progetti di ricerca. Ma nell'ambito del piano attuale il Governo assegnerà centinaia di milioni di Yen ogni anno anche a centri di ricerca al di fuori delle principali città, che finora non hanno fatto parte del progetto WPI, allo scopo di ridurre il divario tra le università giapponesi di elite e le università regionali

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AGOSTO 2017 – REGNO UNITO – La migrazione netta è scesa al minimo

Secondo le statistiche ufficiali, il tasso netto di migrazione nel Regno Unito è sceso al livello più basso negli ultimi tre anni, dopo che molti cittadini dell'Unione Europea hanno lasciato il Paese a seguito della Brexit. Infatti, secondo l'Office for National Statistics (ONS), la cifra relativa alla migrazione netta di 246.000, che è la differenza tra il numero di immigrati e quello degli emigrati, conta 81.000 unità in meno rispetto alle 327.000 registrate nel marzo 2016. Inoltre, una ricerca correlata ha mostrato che l’impatto degli studenti internazionale sul tasso netto di migrazione è molto inferiore rispetto all’opinione comune. Secondo gli exit checks data dell’Home Office – relativi al numero di persone che hanno effettivamente lasciato il Paese –176.317 (97,4%) dei complessivi 181.024 studenti extra EEA (European Economic Area) hanno lasciato il Regno Unito prima della scadenza del visto, dunque nei tempi consentiti dalla legge

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AGOSTO 2017 – GLOBAL – Poche donne leader nelle top universities

Solo 36 - ovvero il 18 per cento - delle prime 200 università della classifica 2016-17 stilata da Times Higher Education (THE) hanno un leader donna. La Svezia è il Paese con la più alta percentuale di donne a capo di un’università; delle sei università svedesi presenti nella top 200 a livello mondiale, quattro sono guidate da donne. Inoltre, una delle tre top universities del Belgio - l'Università di Ghent - e due delle sette università di eccellenza della Svizzera hanno un rettore donna. Gli Stati Uniti contano il maggior numero di rettori donne (12) dato l’elevato numero di istituzioni universitarie nelle prime 200 della classifica THE. Ma la quota di leader femminili è scesa di tre punti percentuali, dunque al 33%, nonostante il numero delle università superiori americane rimanga lo stesso. È inoltre interessante notare che 6 delle 36 donne in posizioni di leadership (17 per cento) si trovano nel Regno Unito, tra cui ricordiamo Louise Richardson a capo dell’'Università di Oxford. Ma la parità di genere nei due paesi leader mondiali nell'istruzione superiore, supera di poco la media dell’'intero gruppo di università top 200, dato che solo il 19 % delle università d’elite americane e britanniche sono guidate da donne. Dei 28 paesi le cui università trovano posto nelle prime 200 della classifica di Times Higehr Education, 17 non hanno donne a capo di istituzioni accademiche

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LUGLIO 2017 – REGNO UNITO – Rimediamo al “grande errore”: azzeriamo le tasse universitarie

Perchè gli ultimi due Governi britannici hanno completamente modificato il consolidato sistema di finanziamento delle università? Si è rivelato senz’altro conveniente trasferire 1,6 (€1,78) dei 1,7 miliardi di sterline (1,89 miliardi di euro) di spesa di istruzione superiore dalle casse governative sulle spalle dei laureati. Il rapporto di questo mese dell'Istituto per gli Studi Fiscali dal titolo Higher Education Funding in England: past, present and options for the future ha confermato che, triplicando il tetto massimo delle tasse universitarie da un anno all’altro, le nuove misure hanno duplicato il debito per laureato fino a 50.000 sterline (55.700 euro) in soli 5 anni. Tale livello è stato raggiunto negli Stati Uniti in 50 anni – e il debito medio statunitense si aggira attorno ai $ 37.000 (€ 32.000). Ma non si tratta solo di questo: la questione riguarda il “grande errore” nella politica britannica in tema di higher education, ovvero svalutare l'istruzione superiore considerandola come un bene privato. Secondo tale modello, gli individui sono classificati in base alla loro disponibilità o capacità di pagare. Le famiglie con più risorse iscrivono i loro figli a università più prestigiose – quindi più selettive – dove sono assicurati più risorse per studente e tassi di laurea più alti. Negli Stati Uniti, negli ultimi 40 anni ciò ha portato gli studenti provenienti da famiglie con un reddito elevato (quarto quartile) a raddoppiare i tassi di laurea mentre gli studenti dal quartile più basso hanno registrato tassi di laurea inferiore e pochi progressi nel tempo. È quanto accadrà in Gran Bretagna, anche se ora è troppo presto per osservare tale divergenza. Secondo Christopher Newfield, professore di studi inglesi e americani presso l'Università della California, la vera differenza tra gli Stati Uniti e il sistema britannico è che la Gran Bretagna può ancora facilmente rimediare al suo errore. Invece di ridurre leggermente i tassi di interesse o le soglie di rimborso dei redditi, dovrebbe azzerare le tasse, sostituire tutte le entrate perse con borse di studio, ripristinare le c.d. maintenance grants (sussidi a fondo perduto finalizzati al sostentamento di studenti e basso reddito) e ridurre i 100 milioni di sterline (111 milioni di euro) di debito degli studenti. Il governo britannico avrà bisogno di aumentare i ricavi, per coprire parte o tutti i costi annuali, da £ 8bn a £ 13bn. Tali numeri vengono utilizzati per dipingere l'università gratuita come qualcosa di economicamente insostenibile, ma non è così. Christopher Newfield e i suoi colleghi hanno calcolato che rendere gratuite le 3 università pubbliche della California (per i loro 2,7 milioni di studenti), costerebbe ai contribuenti un supplemento di imposta sul reddito di $ 48 (£ 37) all'anno – ovvero quanto una bottiglia di scotch decente. L'università gratuita è economicamente sostenibile e i benefici per tutta la società sono molto più grandi dei costi. Si spera che il Regno Unito riuscirà a battere gli Stati Uniti rimediando al “grande errore” – conclude Christopher Newfield

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LUGLIO 2017 – REGNO UNITO – L’opinione del Guardian sull’1%: “all gain, no pain“

Come mostra una recente ricerca della Resolution Foundation, i ricchi sono tornati. Mentre il resto della società ha vissuto un periodo di difficoltà economica a seguito della crisi del 2008, le famiglie con redditi pari a 275.000 sterline (l’1%) hanno ora recuperato tutto il terreno perso durante la peggiore crisi del mondo dopo la Seconda guerra mondiale. La quota di reddito attribuita ai più ricchi è ora dell'8,5%. Quasi il doppio rispetto al 1985. La domanda sorge spontanea: il valore di questo 1% della società è raddoppiato negli ultimi 20 anni? La crisi ha causato la perdita di 300 miliardi di sterline (336 miliardi di euro) per l’economia mentre la spesa pubblica come percentuale del PIL è rimasta pressoché costante, ma i bisogni del Paese sono più grandi quindi per tutti devono bastare meno risorse. Ciononostante c’è stata una “secessione silenziosa” dei “successful”. Giocando d’anticipo, le persone più ricche hanno evitato di pagare la tassa sui dividendi per il 2016-2017 per un totale di circa 800 milioni di sterline (895 milioni di euro), soldi che potevano essere usati per scuole e ospedali. Di questo risparmio pari a più di 100 milioni di sterline (112 milioni di euro) hanno beneficiato solo 100 persone. Lo studio dell’OCSE “ The squeezed middle class in OECD and emerging countries –myth and reality” mostra un calo dell'influenza delle classi medie, rispetto alle più abbienti, che alimenta l'instabilità sociale e politica. I ricchi credono che il loro potere, denaro e successo siano soltanto frutto del loro talento e del duro lavoro. Ecco perché i CEO delle società FTSE guadagnano in media 5,3 milioni di sterline (6 milioni di euro) l'anno, 386 volte il salario nazionale di un lavoratore. Ma, di fatto, i più ricchi della società non valgono i compensi che ricevono

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LUGLIO 2017 – REGNO UNITO – Pagare in anticipo i debiti universitari conviene?

Secondo l’esperto Martin Lewis, giornalista finanziario, nel Regno Unito gli studenti non dovrebbero cercare di pagare i loro debiti universitari in anticipo, nonostante il controverso aumento del 6,1% del tasso di interesse che scatterà a settembre. Lewis ritiene infatti che pagare più del necessario significhi sprecare denaro, a meno che per il laureato in questione sia verosimile avere un impiego altamente retribuito per tutta la vita. Uno studente dovrebbe considerare l’opzione di ripagare il proprio debito in anticipo solo se guadagnasse 40.000 sterline (45.000 euro) all’anno dal giorno della laurea e in seguito potesse usufruire di considerevoli aumenti di stipendio. Un laureato che guadagna 36.000 sterline (40.000 euro) l'anno ripagherà 40.500 sterline (45.000 euro) di un prestito universitario di 55.000 sterline (61.500 euro) in 30 anni ai tassi di rimborso attuali. Il rimanente debito sarà estinto dopo 30 anni. Se lo stesso laureato riducesse il saldo totale di £ 55.000 (€61.500) a £ 45.000 (€50.000) con un pagamento in eccesso di £ 10.000 (€11.000), dovrebbe ancora rimborsare la stessa cifra di prestito studentesco per oltre 30 anni, rendendo il pagamento completamente inutile. Il debito per il prestito studentesco è salito ed il suo valore complessivo ha superato quest’anno per la prima volta 100 miliardi di sterline (112 miliardi di euro), secondo le cifre rilasciate dalla Student Loans Company. Lewis concorda con i recenti risultati di uno studio dell’Istituto per gli Studi Fiscali, secondo cui il Governo dovrà annullare parzialmente o totalmente il debito contratto dal 77% degli studenti perché non guadagnano abbastanza per rimborsare i loro prestiti entro 30 anni dalla laurea. "La maggior parte dei laureati non riuscirà a ripagare il 6,1%. Non solo perché l'interesse è alto per coloro che guadagnano più di £ 41.000 (€46.000)", prosegue Lewis, “ma soprattutto perché ciò che devono [il prestito e l'interesse] non cambia quello che ripagano, ossia il 9% di quanto guadagnano oltre £ 21.000 (€23.500). "Sono tentato – conclude Lewis – di dire ‘strappa la dichiarazione del prestito studentesco’ perché spaventosa e irrilevante, e accetta di pagare un aumento fiscale del 9%

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LUGLIO 2017 – NORVEGIA – Pesanti sanzioni per l’abuso del titolo di 'Professore'

Il Ministero dell'Istruzione e della Ricerca propone nuove leggi per punire l'uso non autorizzato del titolo di professore. In una lettera che descrive le nuove proposte, il Ministero ha affermato che coloro che abusano di questo titolo saranno puniti con ammende fino a 188.000 corone norvegesi (€ 20.000). La proposta cerca di porre rimedio all’abuso di tale titolo da parte di alcuni membri dello staff, nelle università, nei colleges e in altri istituzioni affini, che non ricoprono la posizione di professore nell’ente di appartenenza. Nemmeno coloro che lavorano in centri di ricerca possono utilizzare tale titolo se non autorizzati dalla legge

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LUGLIO 2017 – RUSSIA – Il Governo taglia il 40% dei posti di lavoro nelle Università

Il governo russo sta pianificando di tagliare il 40% dei posti di lavoro finanziati dallo Stato nelle università nazionali nel 2018 e di ridurre i posti di lavoro da insegnante presso le università statali. La decisione consegue alle difficoltà dell’economia russa a seguito della crisi economico-finanziaria e delle sanzioni imposte dai Paesi occidentali. Si prevede che fino a 500 scienziati saranno licenziati dalle università russe all'inizio del 2018. Nel complesso, fino a 8.300 lavoratori perderanno il loro posto di lavoro nelle università entro il 2020, mentre la quota di spesa per l'istruzione sul totale delle spese di bilancio scenderà da 2,75% nel 2015 a 2,45% nel 2020. Tuttavia, questi tagli non riguarderanno alcune delle principali università russe, tra cui l’Università Statale di Mosca, l'Università Statale di San Pietroburgo, la National Research University Higher School of Economics e l'Università Tecnica Nazionale di Sevastopol, che sono considerate strategicamente importanti per il Paese e per la sua economia nazionale. Al contrario, il finanziamento di queste istituzioni di istruzione superiore sarà aumentato di 17 miliardi di rubli (€ 243 milioni) durante il biennio 2018-19. Si prevede che tale somma sarà ugualmente distribuita tra queste università. Molti membri del Parlamento russo contestano però questi tagli. “Dobbiamo tener conto della situazione demografica futura in Russia, che prevede un calo degli studenti universitari di 700.000 unità [all'inizio del 2018], creando un rapporto di 125 studenti ogni 10.000 persone" ha detto Oleg Smolin, il primo vicepresidente della Commissione per l’istruzione presso la Duma di Stato. "E se viene attuata la proposta del governo, allora il rapporto scenderà sotto 120 studenti per 10.000 persone, una cifra molto bassa per un Paese come la Russia"

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GIUGNO 2017 – REGNO UNITO – Chi ha frequentato le migliori università guadagna di più?

Il Department for Education britannico ha pubblicato i dati nel rapporto Longitudinal Education Outcomes (LEO) in cui si individuano, per ciascuna area disciplinare, le università da cui provengono i laureati con i redditi da lavoro più alti. L’analisi rivela che essere iscritti ad un'università più selettiva comporta più vantaggi economici in alcuni campi rispetto ad altri. Ad esempio, lo stipendio medio dopo 5 anni di lavoro per un laureato in aconomia a Cambridge nell’a.a. 2008-2009 è stato 61.000 sterline (circa 69.000 euro), il più alto del settore, mentre il più basso stipendio, 18.100 sterline (circa 20.500 euro), riguarda i laureati della University of East London. Tuttavia, nel caso di studi nell’area disciplinare dell’inglese, vi è una media salariale molto minore: lo stipendio medio più alto dopo 5 anni di lavoro è ancora quello dei laureati a Cambridge, ma ammonta a meno di 31.000 sterline (circa 35.300 euro), mentre quello più basso, pari a 13.300 sterline (circa 15.000 euro) è quello dei laureati della University of St Mark and St John

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GIUGNO 2017 – EUROPA – L'Europa è davvero in grado di eguagliare gli USA nella ricerca?

L’articolo pubblicato nella rivista Science and Public Policy Journal dal titolo “European paradox or delusion – are European science and economy outdated?” dice di no. Il documento suggerisce che la natura decentralizzata del finanziamento della ricerca negli Stati Uniti è meno vincolante per i giovani scienziati e aumenta le loro possibilità di ottenere sovvenzioni. Secondo gli autori dell’articolo, Alonso Rodríguez-Navarro (professore emerito del Centre for Plant Biotechnology and Genomics all’Università Politecnica di Madrid) e Francis Narin, ex presidente della research concultancy CHI Research (oggi Patent Board). "il settore scientifico nell’UE non è eccellente, è in ritardo rispetto agli Stati Uniti in molti campi e corre il rischio di venire superato dalla Cina e da altri Paesi asiatici in aree cruciali per i settori industriali futuri ad alto contenuto scientifico. In alcuni casi già è così”. Non mancano tuttavia le critiche a tale visione, a partire da quelle di Sir Richard Roberts, vincitore congiunto del premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina nel 1993 e direttore scientifico del New England Biolabs, leader mondiale nelle bioscienze; della Commissione Europea e di Jean-Pierre Bourguignon, presidente dello European Research Council (ERC), che sottolinea l'importanza dei progetti ERC citando un recente documento indipendente di Clarivate Analytics

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GIUGNO 2017 – EUROPA – Più fondi alla formazione professionale o alle università?

Un'indagine paneuropea che ha coinvolto quasi 9.000 cittadini in 8 Paesi europei rivela quali sono le priorità di finanziamento nel settore dell’educazione. Solo il 17% degli intervistati indica come prioritari i fondi per l'istruzione universitaria, mentre per il 30% i finanziamenti dovrebbe essere soprattutto per la formazione professionale. Il 39% concorda con il supporto economico alla scolarizzazione e il 15% alla scuola materna. L’istruzione universitaria è risultata una priorità in termini di fondi in Spagna (30%) e in Italia (23%), mentre si attesta su valori di bassa priorità in Svezia (6 %), Germania e Danimarca (entrambi 9 %). Il prof. Busemeyer – co-autore dell’indagine – suggerisce che il forte sostegno della formazione professionale potrebbe essere una reazione all’enorme espansione delle università. I risultati della ricerca sono stati pubblicati in un articolo intitolato “Investing in education in Europe: evidence from a new survey of public opinion” apparso sul Journal of European Social Policy

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GIUGNO 2017 – REGNO UNITO – Le priorità delle università nella questione Brexit

In un recente policy brief sulle priorità nei negoziati della Brexit, Universities UK – l’associazione che riunisce i rettori delle Università britanniche – afferma che le Università del Regno Unito possono contribuire in modo determinante a rendere il Paese dinamico e competitivo a livello internazionale anche dopo la Brexit. Le Università generano 73 miliardi di sterline (83 miliardi di euro) annui per l'economia britannica, contribuiscono al 2,8% del prodotto interno lordo britannico e producono più di 750.000 posti di lavoro e circa 11 miliardi di sterline (12 miliardi e mezzo di euro) dall'”export” dell’istruzione universitaria ogni anno. Nelle Università britanniche oggi il 17% del personale accademico (ovvero 33.735 persone) proviene da un paese UE e gli student UE sono più di 125.000. Inoltre, il Regno Unito è tra gli attori più importanti del programma UE HORIZON 2020 per la ricerca e l’innovazione. Per Universities UK, quindi, le priorità nei neogoziati sulla Brexit includono, tra gli altri, la necessità di garantire il diritto di risiedere e lavorare in UK per i cittadini UE che operano attualmente nel settore universitario e la garanzia che il Regno Unito mantenga la partecipazione ai programmi di ricerca e mobilità HORIZON 2020, Erasmus+ e Marie Sklodowska-Curie

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GIUGNO 2017 – IRLANDA – I tagli potrebbero limitare il numero di studenti (ma non stranieri)

Il professor Andrew Deeks, rettore dello University College Dublin (UCD), ha dichiarato che "se non vi sarà a breve un cambiamento nella situazione dei fondi per gli studenti universitari irlandesi, l'università dovrà prendere seriamente in considerazione la possibilità di ridurre il numero di posti disponibili per gli studenti irlandesi al fine di preservare la qualità". Tuttavia, lo stesso discorso non vale per gli studenti provenienti da Paesi non-UE, dal momento che questi pagano generalmente da € 18.000 a € 24.000 in tasse universitarie, mentre quelli di medicina fino a € 50.000, finanziando quindi in modo sostanziale l'istruzione universitaria per gli studenti irlandesi e di Paesi UE, dell’Area economica europea e della Svizzera. Attualmente, la maggior parte di questi ultimi sostiene costi per 3.000 euro, tassa d’iscrizione esclusa

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GIUGNO 2017 – FINLANDIA – Il ruolo chiave delle università nell'economia finlandese

Nel rapporto Economic Contribution of the Finnish Universities pubblicato da BiGGAR Economics, una società basata in Scozia specializzata nell’analisi del ruolo delle università nei sistemi economici nazionali, si afferma che nel 2016 il contributo delle università all’economia finlandese è stato pari a oltre il 6% per la produzione economica e a più del 5% per l'occupazione. Ciò significa che ogni euro prodotto direttamente dalle Università ha, a sua volta, contribuito per quasi 8 € all’economia finlandese e ogni persona direttamente impiegata dalle Università ha sostenuto più di altri quattro posti di lavoro in Finlandia. Ipoteticamente, se il finanziamento principale alle Università fosse ridotto del 10%, ciò potrebbe causare una perdita di 16.900 posti di lavoro e di 1,8 miliardi di euro in termini di valore aggiunto lordo. Tale riduzione dell'impatto economico potrebbe essere associata ad una riduzione dei ricavi fiscali pari a 800 milioni di euro

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GIUGNO 2017 - AUSTRALIA - Il tasso di abbandono dell’università è davvero allarmante?

I media australiani sostengono che le università stanno registrando un aumento del tasso di abbandono degli studi dovuto a standard di ammissione bassi e mancata preparazione degli studenti. Tali considerazioni sono state però rigettate dal rapporto Improving retention, completion and success in higher education redatto dalla commmissione governativa Higher Education Standards Panel Il sistema attuale incoraggia ad iscriversi all’università studenti che altrimenti non avrebbero mai intrapreso studi universitari, ad esempio membri di famiglie a basso reddito, immigrati e membri delle comunità indigene. Il Governo ha promesso di coprire il costo di un aumento delle iscrizioni e negli ultimi 10 anni vi è stato un incremento massiccio nel numero degli studenti. Gli studenti australiani sono passati da meno di 700.000 nel 2007 a quasi 950.000 lo scorso anno, con un incremento del 38%. Nello stesso periodo, gli studenti stranieri sono cresciuti da 215.500 a 303.000, ovvero quasi del 41%. Una recente ricerca ha rivelato quali sono i reali fattori che più probabilmente contribuiscono all’abbandono degli studi: riguardano le iscrizioni part-time, l’età e la preparazione accademica. Un’indagine di alcuni docenti della Melbourne’s La Trobe University ha poi evidenziato che l’abbandono degli studi è un fattore imprevedibile e inevitabile. Le ragioni più comuni citate dagli studenti a riguardo sono di tipo personale e includono problemi di salute fisica e mentale, problemi economici e altri tipi di fattori che sfuggono al controllo delle istituzioni universitarie

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MAGGIO 2017 – DANIMARCA – Fondi alle università: si punta sul job placement

Il Ministro danese dell'Istruzione Superiore e della Scienza, Søren Pind, ha proposto di dare una scossa al sistema di finanziamento alle università, introducendo nuovi parametri legati alla capacità di job placement degli atenei. Nel dettaglio, il budget totale di 13 miliardi di corone danesi (1,75 miliardi di euro) per il corpo studentesco universitario (pari a 270.000 studenti) sarà così diviso: il 70% sarà destinato al c.d. taximeter system (fondi distribuiti in base al numero di esami superati per studente), il 20% sarà erogato come componente di base e il 10% come componente "qualità e risultati", ovvero in base alla quota di studenti che si laureano in corso e alla capacità di ciascun ateneo di supportare i suoi laureati nell’accesso al mercato del lavoro

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MAGGIO 2017 – AUSTRALIA – Più tasse per gli studenti e meno fondi per le università

Il budget 2017 per il finanziamento alle università presentato dal Ministro delle finanze australiano Scott Morrison colpisce duramente le università e gli studenti. Entro il 2021, infatti, le tasse universitarie aumenteranno del 7,5%, mentre le università registreranno riduzioni di sovvenzioni federali pari a 2,8 miliardi di dollari australiani (1,89 miliardi di euro). Complessivamente, il Governo australiano ridurrà del 10% il suo investimento nel settore della Higher Education, producendo così un calo annuo delle entrate per le università pari al 2,9%. Molte critiche sono state inoltre dirette alla decisione del Governo di trattenere il 7,5% del fondo per il quale le università sono in competizione tra loro, per destinarlo a finanziamenti legati alla performance. I più critici dicono che, con la riforma annunciata, i 500 milioni di dollari australiani (457 milioni di euro) che le università usano attualmente per gli stipendi - la voce di spesa più importante del budget - e tutte le altre spese annuali, non potranno più essere previste in modo certo

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MAGGIO 2017 – SVEZIA – Studentessa chiede il rimborso per un corso di scarsa qualità

L'Università di Mälardalen si è a appellata alla High Court svedese per annullare il verdetto della Corte d'Appello in base al quale l’università deve restituire alla studentessa straniera Connie Askenbäck le tasse universitarie - 170.000 corone svedesi (€17.750) - pagate per un corso valutato "di scarsa qualità". L'Università Mälardalen chiede inoltre il rimborso delle spese legali sostenute fino a questa fase - pari a 668.750 corone svedesi (€ 69.040) -, oltre che delle parcelle per gli avvocati che porteranno il caso dinanzi alla High Court. La tesi centrale dell’istanza d’appello si basa sul fatto che, sebbene i corsi siano stati valutati di scarsa qualità, sono validi per la legge universitaria svedese. Inoltre, l'Università di Mälardalen afferma di non essere l'unica istituzione ad avere un corso valutato in questo modo. Su 2.088 corsi valutati nel periodo 2011-15, 548 (pari al 26%) sono stati giudicati di scarsa qualità. Dopo un anno di miglioramenti, 466 tra questi corsi sono stati valutati di alta qualità

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MAGGIO 2017 – GERMANIA – Come affrontare la mancanza di alloggi per studenti?

Il Deutsches Studentenwerk (DSW) – ente rappresentante le 58 organizzazioni che si occupano di servizi agli studenti – chiede urgentemente ai Governi dei Länder e a quello federale di fornire più alloggi agli studenti universitari. Secondo il DSW, a tale scopo, nei prossimi 4 anni servirà un investimento complessivo di circa 3,3 miliardi di euro, di cui circa 2 miliardi per la creazione di alloggi economici per studenti in tutta la Germania e circa 1,3 miliardi per la ristrutturazione di alloggi già esistenti così da renderli economicamente accessibili. Il DWS afferma inoltre che, per attuare queste misure, le organizzazioni di servizi per studenti dovrebbero essere dotate di sovvenzioni federali e statali pari a 1,45 miliardi di euro

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MAGGIO 2017 – REGNO UNITO – Studenti sempre più creativi nei modi di barare agli esami

Dopo i microfoni auricolari, gli smart watch e i cellulari in miniatura confiscati agli esami, l’anno scorso uno studente di giurisprudenza è stato colto in flagrante con 24 pagine di appunti scritti con inchiostro invisibile. È solo uno dei molti casi presentati nell’ultimo rapporto annuale dell’ombudsman per la higher education in Inghilterra e Galles. Tuttavia, nonostante le preoccupazioni crescenti per questo fenomeno, il plagio e gli episodi di cattiva condotta accademica hanno riguardato solo il 4% dei 1.668 casi trattati e conclusi dall’ombudsman nel 2016. La maggioranza dei reclami hanno invece riguardato lo status accademico degli studenti: in particolare nel 53% dei casi si trattava di questioni legate ai voti. Inoltre, il numero complessivo di reclami è sceso drasticamente, passando da 1.850 nel 2015 a 1.517 nel 2016, pari -18%. Ciò significa che gli appelli ricevuti dall'ombudsman sono al livello più basso registrato dal 2010, smentendo le previsioni secondo le quali le istanze presentate sarebbero aumentate a seguito dell’introduzione, nel 2012, della soglia di 9.000 sterline per le tasse universitarie

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MAGGIO 2017 – REGNO UNITO – Retribuzioni in calo e l’uguaglianza ancora in discussione

Times Higher Education ha pubblicato una serie di dati sullo stipendio medio dello staff universitario full-time degli atenei britannici. I dati sono divisi per ruolo, genere, e gruppo etnico. Riguardo al divario di genere, a prima vista, i risultati sono misti: il divario retributivo di genere (gender pay gap) tra i professori non sembra essersi fermato. Il valore è aumentato leggermente nell’ a.a. 2015-16, arrivando al 5,83%, ed è aumentato anche l’anno prima. Ma il divario retributivo tra i professori di sesso maschile e femminile è minore rispetto a quello riferito a tutto lo staff accademico: in questo caso il gender pay gap è stato del 10,5% nell’ a.a. 2015-16. Ciò significa che lo stipendio medio femminile equivaleva all’89,5% di quello maschile. Occorre sottolineare tuttavia che il divario tra tutti i gradi accademici è in continuo calo dall’ a.a. 2010-11, quando si aggirava intorno al 12,3%. Per quanto riguarda il pay gap in base al gruppo etnico, per i ruoli professionali e di sostegno, il divario retributivo medio tra il personale bianco e quello di colore nell’ a.a. 2015-16 è stato del 7,3% - salendo al 12,6% per le posizioni amministrative senior. Tra gli accademici, i docenti di colore sono stati pagati il 12,6% in meno dei loro colleghi bianchi, mentre per gli accademici di etnia asiatica, il divario è stato del 10,4%. Sorprendentemente, per i ruoli accademici senior, compresi i professori, gli asiatici sono meglio retribuiti dei colleghi bianchi. Gli accademici di colore invece sono pagati il 6% in meno dei bianchi per quanto riguarda il ruolo di professore, e il 13,3% in meno per gli altri incarichi accademici

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APRILE 2017 – REGNO UNITO – Meno studenti internazionali: non solo questione di Brexit

Nell’anno accademico 2016-2017 il Regno Unito risulta ancora attrattivo per gli studenti stranieri, che raggiungono la quota di 130.000. In linea generale è stato notato che nelle università britanniche uno studente su cinque, e uno studente post-graduate su quattro, è straniero. Tuttavia le cifre hanno iniziato a cambiare: il numero di studenti giunti nel Regno Unito per studiare tre mesi fino a settembre 2016 erano meno del minimo storico dal 2002. Negli Stati Uniti il numero di studenti stranieri è salito di circa il 10% nel 2015 (anche se questa cifra potrebbe aver subito una brusca riduzione dopo l’elezione di Donald Trump). In Australia sono aumentati di circa il 9% nel 2015 mentre nel Regno Unito sono cresciuti solo dell'1%. Tale risultato ha molto a che fare con la Brexit, ma il problema è di più ampio raggio. L'India, per esempio, ha criticato il governo britannico di non essere propenso ad educare i giovani indiani tanto quanto dimostrato invece verso quelli provenienti da Canada, Australia, Francia e Germania. È sorprendente che nel trimestre antecedente allo scorso settembre, sono giunti nel Regno Unito più studenti dall’America centrale e meridionale che dall’Asia meridionale

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APRILE 2017 – GERMANIA – Studiare in Germania: istruzioni per l’uso

La Germania è risultata il Paese più attrattivo per gli studenti stranieri nell’indagine Study.EU Country Ranking 2017 for International Students. Studiare in Germania – per l’intero ciclo di studi universitari o anche per un solo anno accademico – può essere una buona opportunità per gli studenti del Regno Unito, da sfruttare finchè manterranno lo status di cittadini EU. In Germania i corsi di laurea triennali svolti interamente in lingua inglese sono rari, i corsi di laurea magistrali in inglese sono invece più comuni: esistono circa 970 corsi di master’s degree in lingua inglese e 250 dottorati di ricerca. Entrare in un'università tedesca può essere difficile, in quanto viene richiesto il livello A per quattro materie, e non per tre come avviene invece nelle università britanniche. Ma secondo il Senior Advisor del British Council in materia di mobilità, alcuni studenti, che non avrebbe potuto essere ammessi a nessuna università britannica, hanno riferito di essere in grado di frequentare le migliori università in Germania. Mentre nel Regno Unito per gli studenti undergraduate le tasse universitarie ammontano a circa 9.000 sterline all’anno, le università pubbliche tedesche costano poche centinaia di euro l'anno (tuttavia le università private costano molto di più)

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APRILE 2017 – GLOBAL – Le università giovani sono più performanti di quelle storiche

Secondo i dati utilizzati nel Times Higher Education Young University Rankings del 2017, a livello globale le università più “giovani” superano quelle più “antiche” per quanto riguarda l’attrattività verso gli studenti stranieri e le pubblicazioni scientifiche internazionali. I dati mostrano anche che le università appartenenti alla c.d. generazione X (ovvero nate tra il 1967 e il 1985) e quelle definite Millennials (sorte dal 2000 ad oggi) hanno ottenuto in media i punteggi più alti per il parametro del citation impact

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APRILE 2017 – AUSTRALIA – Le università in prima linea contro la violenza sessuale

Tutte le università australiane si sono impegnate a rilasciare simultaneamente i dati riguardanti le aggressioni sessuali all’interno dei loro campus. La decisione è stata presa a seguito dei preoccupanti risultati di un’indagine epocale che ha coinvolto 39.000 studenti e nella quale non è stato rivelato quanti assalti si sono verificati in ciascuna istituzione. Nel mese di febbraio, le università sono state accusate di "coprire attivamente le aggressioni sessuali", dal momento che, secondo i dati in possesso della Australian Human Rights Commission, nonostante siano state presentate più di 500 denunce ufficiali, ci sono state solo sei espulsioni negli ultimi cinque anni

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APRILE 2017 – DANIMARCA – Meno 1.600 posti per gli studenti europei

Il Ministero dell'Istruzione e della Scienza danese ha deciso di tagliare di circa un quarto il numero dei corsi nelle business academies e nelle professional universities - un taglio di 1.600 posti. Il provvedimento ha lo scopo di ridurre le richieste di sussidi per il diritto allo studio da parte di studenti UE, aumentate vertiginosamente con l’introduzione di corsi di laurea svolti in lingua inglese. La decisione scaturisce da un'analisi del Ministero dell'Istruzione e della Scienza, secondo il quale solo il 20% dei laureati dei corsi tenuti in inglese nelle business academies e nelle professional universities lavora in Danimarca due anni dopo la laurea. In particolare, tra i laureati presso le professional universities, il 57% ha lasciato la Danimarca a meno di due anni dal conseguimento della laurea. Tale percentuale scende al 31% tra i laureati delle business academies. Inoltre occorre segnalare che solo il 27% degli appartenenti a quest’ultimo gruppo prosegueno gli studi due anni dopo la laurea

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MARZO 2017 – GLOBAL – La dimensione di un’università conta?

Il numero medio di studenti delle università inserite nel World’s Best Small Universities Ranking del 2017 elaborato da Times Higher Education (THE) è 3.038 - lo stesso numero di persone che serve per riempire 45 autobus di Londra. Al contrario, il numero medio di studenti delle università inserite nella classifica principale di THE – ossia il World’s University Ranking - è 24.953 (ben 378 autobus!). Nell’ultima classifica dei migliori college di arti liberali negli Stati Uniti realizzata da THE si è constatato che gli studenti delle piccole università sono generalmente più soddisfatti dell'attività didattica. E sembra che questo giudizio positivo sia generalmente condiviso dagli studenti, da Parigi fino al Giappone

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MARZO 2017 – GERMANIA – Università d’élite: tutto da perdere e nulla da guadagnare?

Privare le università del loro status di università d’élite danneggia la loro reputazione e le porta a perdere studenti. Tuttavia, i benefici dello status di università di eccellenza risultano trascurabili. Questo è ciò che è stato rivelato da uno studio tedesco realizzato dai professori Wigger, Bruckmeier e Fischer, e pubblicato nel International Journal of Economics and Finance. In particolare, nello stato del Baden-Württemberg, perdere lo status di università di eccellenza comporta il 7% in meno di studenti iscritti al primo anno, diminuzione che altrimenti non si sarebbe verificata. Tuttavia, allo stesso tempo lo studio rivela che le università divenute “di eccellenza” non hanno registrato un aumento significativo delle iscrizioni

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MARZO 2017 – FRANCIA – L’Università di Parigi offre 160 borse per studenti internazionali

L’Università di Paris-Saclay rafforza la sua dimensione internazionale offrendo 160 borse a master’s students eccellenti. Le borse ammonteranno ad un massimo di € 10.000 per studente e saranno assegnate agli studenti valutati in modo eccellente sul piano accademico. Occorre tuttavia precisare che l'ammissione al master’s programme non dà diritto automaticamente a una borsa di studio. Le domande saranno esaminate singolarmente da un gruppo di esperti dell’università parigina. Le borse di studio sono messe a disposizione di studenti non residenti in Francia e a quelli di età inferiore ai 30 anni. Possono essere concesse per uno o due anni a seconda del corso prescelto. L'Università di Paris-Saclay offre 350 corsi di laurea magistrale - il 12 per cento dei quali in lingua inglese

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MARZO 2017 – CINA – I dottori di ricerca in Cina sono sempre più simili a quelli statunitensi

Un recente working paper del Centre for Global Higher Education rivela che i dottorati di ricerca in Cina sono sempre più influenzati dal modello statunitense. I corsi di dottorato non sono più esclusivo appannaggio degli istituti di ricerca, ma sono offerti anche dalle università. Lo dimostra il fatto che nel 1995 la proporzione di dottori di ricerca provenienti da istituti di ricerca rappresentava il 16% del totale, nel 2013 è scesa al 7%. Dal 1995, la categoria degli studenti di dottorati si è sempre più diversificata ed è suddivisibile in tre tipologie principali: dottorandi tradizionali (78,4% del totale), a contratto (16,6%) e che si autofinanziano (5%). Si registra una rapida crescita del numero di dottorati: nel 2014, le doctoral degrees professionali sono diventate 6 e il numero di dottorati impegnati in quest’area è passato dal 2% del 2009 al 3,5% nel 2013

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MARZO 2017 – NORVEGIA – Introduzione delle tasse universitarie per studenti internazionali

Le tasse universitarie per studenti internazionali sono oggetto di forte dibattito in vista delle elezioni politiche in Norvegia che si svolgeranno in autunno. Christian Anton Smedshaug, membro del programme committee del Centre Party, ha scritto nel giornale studentesco Universitas: "La crescita del numero di studenti stranieri è alta, sono passati da 10.000, 10 anni fa, a 25.000. E questo implica un costo. In media ciascuno studente costa NOK200.000 [€ 21.928], quindi il costo rappresentato da tutti gli studenti stranieri è vicino a NOK5 miliardi [€ 548 milioni], o in altri termini al 13% del budget totale a diposizione del settore della higher education. È quindi necessario fare come i nostri Paesi vicini, come la Danimarca che ha introdotto le tasse universitarie per gli studenti non-EEA nel 2006, la Svezia nel 2011 e la Finlandia nel 2016 ". Tuttavia secondo alcuni, tra cui Marianne Andenæs, preseidente dalla National Union of Students in Norvegia, tale misura restrittiva verso gli student stranieri non sarebbe efficace nel migliorare il sistema universitario norvegese

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FEBBRAIO 2017 – STATI UNITI – 17 tra le top universities contro il divieto di immigrazione

Questo mese 17 università americane si sono schierate contro l’ordine esecutivo del presidente Donald Trump in materia di immigrazione (vedi l'articolo per l'elenco completo delle università partecipanti). La ragione è semplice: il sistema di istruzione superiore americana dipende fortemente dagli studenti e dal personale internazionali. Solo per fare alcuni esempi di istituti noti: al Massachusetts Institute of Technology (MIT), il 40% dei laureati e il 10% degli studenti universitari sono internazionali. All’Università di Stanford, quasi il 9% dei laureati e il 33,5% degli studenti universitari sono internazionali. Inoltre, all’Università di Yale ci sono 4.462 studenti, docenti e ricercatori stranieri, pertanto la faculty di Yale è composta da stranieri per il 10%, così come lo è circa il 65% del personale accademico post-doc

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FEBBRAIO 2017 – OLANDA – Internazionalizzazione eleva il brand delle università

Nelle research university olandesi, la percentuale di docenti internazionali è aumentata dal 17% nel 2003 al 33% sul totale nel 2015. All’interno di tale categoria, nel 2012 i dottorandi rappresentavano la quota più ampia (46%), seguiti da altri membri del personale di ricerca (36%) - in particolare i post-doc e i ricercatori - mentre la percentuale di professori costituiva la quota più piccola del totale (15%). Riguardo allo Stato di provenienza, nel 2012 il numero totale dei faculty members stranieri provenienti da Paesi dell'Unione Europea o dell’Area Economica Europea (20,7% dei docenti), ha superato quello di coloro che provengono da Paesi extra europei (12,5%)

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FEBBRAIO 2017 – AUSTRALIA – L’ “export di higher education” produce $17 miliardi all’anno

In Australia, i proventi della “esportazione” della Higher Education agl studenti stranieri hanno raggiunto un livello record di quasi 22 miliardi di dollari australiani (ossia 16,8 miliardi di dollari americani e 16 miliardi di euro) nel 2016 - un sorprendente aumento del 17% sul totale rispetto all'anno precedente e il più alto tasso di crescita annuale dal 2010. L’abilità delle università australiane produrre ricchezza attraverso l’internazionalizzare dei corsi universitari si vede dai numeri. Nel 2005, gli studenti stranieri erano meno di 240.000, mentre un decennio prima solo 52.000 stranieri (su un totale di 604.000) erano iscritti a università australiane. Nel 1995 gli studenti stranieri costituivano meno del 9% della popolazione universitaria totale, una percentuale che è aumentata di tre volte in 20 anni

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FEBBRAIO 2017 – STATI UNITI – Il divieto di immigrazione danneggerà il Sistema universitario

Il recente divieto di ingresso negli Stati Uniti per cittadini provenienti da sette Paesi musulmani ridurrà drasticamente il numero di studenti internazionali e sarà estremamente dannoso per i visti di lavoro Optional Practical Training o OPT. Si tratta di un programma molto interessante per gli studenti internazionali - il numero di studenti OPT dai 7 Paesi vietati è aumentato del 664% tra il 2014-15 e il 2015-16 fino ad arrivare a quota 1.940. I dati da parte dello Student and Exchange Visitor Program indicano che nel 2016, l’83% di studenti indiani, il 43% degli studenti sauditi, il 78% degli studenti iraniani e il 40% di studenti cinesi sono stati arruolati in programmi STEM

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FEBBRAIO 2017 – STATI UNITI – Il divieto di immigrazione penalizza soprattutto gli Iraniani

Tra i sette Paesi a maggioranza musulmana al centro del provvedimento di Trump contro l’immigrazione (cioè l'Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen), l’Iran è quello che invia il maggior numero di studenti nei college e nelle università americani. Secondo quanto riportato dall’Institute of International Education, nell’anno accademico 2015-16, più di 12.000 iraniani hanno studiato negli Stati Uniti, e la maggior parte di loro (quasi il 78%) in corsi di laurea magistrale. L’Iraq è il secondo tra i sette Paesi con circa 1.901 studenti

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FEBBRAIO 2017 – GLOBAL – Eccellenza universitaria e PIL: quale è la relazione?

Un recente studio svolto dal Times Higher Education World University Rankings ha valutato la possibile correlazione tra il PIL di un Paese e le prestazioni delle sue università. A prima vista, esiste una semplice correlazione: maggiore è il PIL, più alto è il punteggio medio assegnato alla performance delle università dal World University Rankings. Ma stranamente questa forte correlazione sembra svanire nel momento in cui il PIL raggiunge i $40.000 (€37.500). Paesi quali Kuwait, Giappone, Emirati Arabi Uniti e Qatar – che si possono definire “stelle nane” per il loro PIL elevato, hanno performance inferiori a quelle ipotizzabili esclusivamente sulla base del PIL. D'altra parte, i “giganti” (Hong Kong e Paesi Bassi), e il “super gigante” (Singapore) della qualità nella higher education presentano performance delle università molto più alte di quanto il solo PIL suggerirebbe

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GENNAIO 2017 – STATI UNITI - La tecnologia sta rivoluzionando l’assetto del mondo del lavoro

Tra il 1996 e il 2015 la quota di forza lavoro americana impiegata in lavori d'ufficio è scesa dal 25,5% al 21%, eliminando 7 milioni di posti di lavoro. La crisi finanziaria del 2007-08 ha peggiorato la situazione: tra il 2007 e il 2015 le posizioni disponibili per il lavoro non qualificato hanno subito un calo del 55% in confronto ad altre tipologie di impiego. Al contrario, negli ultimi 5 anni, la domanda di specialisti nel settore della data analysis è cresciuta del 372%; all'interno di tale settore inoltre la domanda di esperti in data-visualisation è aumentata del 2.574%

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GENNAIO 2017 – REGNO UNITO – L’istruzione tecnica come alternativa all’università

Il Green Paper sulla strategia per il settore industriale nel Regno Unito propone di rinnovare l'istruzione tecnica e aumentare il numero di studenti nelle discipline STEM (science, technology, engineering and mathematics). Il documento elencherà settori tecnologici che potranno beneficiate del fondo Industrial Strategy Challenge. I 4,7 miliardi di sterline (5,5 miliardi di euro) stanziati per tale fondo sono destinati a settori che nel Regno Unito hanno le potenzialità per eccellere, quali le smart technologies nel settore energetico, la robotica, l'intelligenza artificiale e la tecnologia per la rete mobile 5G

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GENNAIO 2017 – EUROPA – I fondi pubblici per la ricerca in Europa: i progetti ERC

In Europa, ingenti finanziamenti pubblici per la ricerca (circa 70 miliardi di euro) sono indirizzati al programma Horizon che comprende lo European Research Council (ERC) per la ricerca 'di frontiera' . Il criterio per ottenere finanziamenti ERC è la qualità della proposta e le borse di ricerca erogate non sono destinate alle università bensì ai singoli ricercatori. Su un totale di poco più di 6.000 borse di ricerca, che corrispondono a 13 miliardi di euro dal programma Horizon, il 21,1% è stato destinato a ricercatori che lavorano nel Regno Unito, il 14,9% in Germania, l’11,8% in Francia, il 9,4% nei Paesi Bassi e il 7,1% in Svizzera

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GENNAIO 2017 – REGNO UNITO – All’Università di Cambridge arriva il Lego Professor

La Fondazione Lego ha donato £ 4 (€ 4,65) milioni all'Università di Cambridge per l’istituzione del Lego professor of play, development and learning. Di questi, £ 2,5 (€ 2,9) milioni sono stati stanziati per la cattedra. I restanti £1,5 (€ 1,75) milioni sono riservati al Pedal Centre - Centre for Research on Play in Education, Development and Learning - che sarà diretto dalla nuova figura accademica

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GENNAIO 2017 – REGNO UNITO – Non ci sono accademici di colore al vertice

I dati pubblicati dalla Education Statistics Agency mostrano che nell’anno accademico 2015-2016 (e per il terzo anno consecutivo) nessun accademico di colore rientra nella categoria "dirigenti, amministratori e alti funzionari"

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DICEMBRE 2016 – REGNO UNITO – Perchè le professoresse guadagnano meno dei professori?

Secondo un articolo scientifico di Bruce Macfarlane, docente di Higher Education presso l'Università di Southampton, e Damon Burg, ricercatore presso la Southampton Education School, i docenti universitari donna tendono a concentrare il proprio impegno su una quantità sproporzionata di servizi che non porterà alla promozione, come l’attività di tutor ai dottorandi, comitati e impegni fuori dall’ambito universitario. Questo potrebbe in parte spiegare perché le professoresse guadagnano meno dei loro coetanei uomini. Secondo la Times Higher Education 2016 Pay Survey, la paga di una professoressa nelle università del Regno Unito era di 4.570 £ (€5.430) nel 2014-2015, il 5,7% inferiore a £ 79.252 (€94.154) medi guadagnati dai docenti di sesso maschile

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DICEMBRE 2016 – GLOBAL – I tagli al finanziamento della ricerca minacciano l'innovazione

Il report pubblicato dall’OCSE “OECD Science, Technology and Innovation Outlook 2016” afferma che la spesa in R&S nel settore governativo e dell’istruzione superiore, finanziata per la maggior parte dai governi, ha iniziato nel 2010 una fase di stagnazione dopo un periodo di crescita lungo tre decenni. Anche se le università e gli istituti di ricerca pubblici svolgono meno del 30% dell’attività nel settore R&S nell'area Ocse, realizzano più di tre quarti della ricerca di base. Spesso si impegnano in attività di ricerca a lungo termine e ad alto rischio che potenzialmente si traducono in maggiori benefici sociali tangibili

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DICEMBRE 2016 – SUD AFRICA – Aumentano le tasse universitarie

Sette università sudafricane hanno annunciato un aumento delle tasse di iscrizione e di soggiorno dell'8% - l'aumento massimo raccomandato dal Ministero della Pubblica Istruzione e della Formazione. Tali aumenti si applicano solo agli studenti con un reddito familiare annuo di oltre 600.000 rand (41.290 €). Le università devono aumentare le rette per rimanere finanziariamente sostenibili, anche a causa del calo netto del sussidio statale che ammonta a circa 54 milioni di rand (3,7 milioni di euro) per il 2017

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DICEMBRE 2016 – REGNO UNITO – La Brexit minaccia il sistema educativo

Il Comitato parlamentare per l’Istruzione ha aperto un’inchiesta a settembre per capire quali sono le implicazioni della Brexit per le università inglesi riguardo alla loro reputazione e al reclutamento di studenti e personale accademico UE. L'Università di Cambridge è particolarmente preoccupata, poiché i dati riguardo alle iscrizioni rivelano un calo del 14,1% nelle domande di ammissione provenienti da studenti di Paesi UE per il 2017, mentre le domande dal resto del mondo sono aumentate del 3,2%

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DICEMBRE 2016 – GLOBAL – Come migliorare l’università? La parola agli studenti

OmniPapers ha indetto un concorso internazionale sul tema "The Ideal Higher Education Model for My Country" a cui hanno partecipato studenti da più di 50 paesi presentando circa 218 contributi. Tra i temi presentati, i più significativi riguardano il finanziamento studentesco – considerato il problema principale - l’inefficienza dei curricula e la qualità del corpo docente

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NOVEMBRE 2016 – GALLES – Ogni studente riceve £1.000

In Galles, a prescindere dal reddito, ciascuno studente riceverà (€1.190). Gli studenti gallesi che frequenteranno l’università a Londra riceveranno una borsa di studio maggiorata del 25%, e gli studenti provenienti da famiglie a basso reddito potranno usufruire di un sostegno economico fino a £11.000 (€13.098)

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NOVEMBRE 2016 – AUSTRALIA – Melbourne: un esempio virtuoso

La città australiana è considerata la seconda migliore città per studenti, la quinta prendendo in considerazione anche la ricerca. Melbourne è la patria di oltre 250.000 studenti universitari. L’educazione internazionale è il settore più sviluppato della “export industry” del Paese tanto che, nel 2015, ha contribuito per più di 5 miliardi di dollari australiani (€3.52 miliardi) all'economia e fornito circa 40.000 posti di lavoro

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NOVEMBRE 2016 – REGNO UNITO – Previsto un aumento annuo di £2 miliardi in R&S

Il primo ministro britannico ha annunciato un aumento annuo di £2 (€2.39) miliardi nel finanziamento al settore ricerca e sviluppo entro il biennio 2020-2021 al fine di agevolare le università e le imprese con progetti di ricerca e sviluppo. I più critici sottolineano che tale manovra non permette di raggiungere l’obiettivo prefissato di destinare il 3% del PIL alla ricerca, raggiungendo appena una percentuale pari al 1,7%, (+0,1%)

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NOVEMBRE 2016 – GLOBAL – L’occupazione dei laureati è al centro dei Ranking internazionali

Secondo i ranking Quacquarelli Symonds (QS) and Times Higher Education (THE), gli studenti sono sempre più interessati al legame tra l’università da frequentare e la loro carriera futura. Da un’indagine condotta da Times Higher Education risulta che, a livello globale, gli studenti delle università americane raggiungono il maggior grado di occupabilità, con il California Institute of Technology a guidare la classifica, seguito dal Massachusetts Institute of Technology (2° posto) e dalla Harvard University (3° posto)

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NOVEMBRE 2016 – EUROPA – La Food Innovation è al centro del programma Horizon 2020

13 università e 6 centri di ricerca in Europa fanno parte di un consorzio di 50 istituzioni che hanno aderito al progetto EIT Food, volto a creare una filiera di distribuzione sostenibile. Lo European Institute of Innovation and Technology (EIT) – parte integrante del programma Horizon 2020 dell’Unione europea – stanzierà 400 milioni di euro, circa un quarto del costo totale del progetto. La restante parte dei finanziamenti proverrà da altre fonti pubbliche o private di investimento che saranno attratte dal progetto

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NOVEMBRE 2016 – GERMANIA – Reintroduzione delle tasse universitarie per studenti non UE

Dopo 5 anni di gratuità del sistema universitario, nello stato di Baden-Württemberg a partire dal mese di settembre del 2017 verranno rintrodotte le tasse universitarie per gli studenti extra-UE. La tassa semestrale sarà di circa €1.500 e, nel 2017, permetterà di recuperare un deficit di €48 milioni

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OTTOBRE 2016 – GLOBAL – Il trade off tra accessibilità e eccellenza

I governi devono sempre scegliere tra l'accessibilità e l'eccellenza. Dal 2008, la spesa totale per studente in nel settore universitario è aumentata in soli tre Paesi: nel Regno Unito (circa l'8%), in Giappone (poco più del 3%), in Svezia (circa il 15%). A tale riguardo, solo in Canada, Svizzera e Stati Uniti le università ‘top’ hanno migliori performance rispetto alle altre: negli Stati Uniti e in Svizzera il reddito per studente è cresciuto del 10% a partire dal 2008, mentre in Canada è rimasto costante. In Australia e in Svezia, invece, le università di eccellenza hanno performance peggiori del resto del sistema: in Svezia non vi è stato alcun incremento del reddito per studente mentre in Australia l'intero settore universitario sta registrando un calo del reddito per studente, ma la situazione è peggiore nelle università ‘top’ (-15%) rispetto alla media del settore (-10%)

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SETTEMBRE 2016 – STATI UNITI – Università di Harvard: la relazione annuale delle sovvenzioni

La sovvenzione distribuita di 1.7 miliardi di dollari (1.6 miliardi di euro) per l'Università di Harvard nell'anno fiscale 2016, contribuisce a più di un terzo dei ricavi totali di funzionamento della Università

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AGOSTO 2016 – STATI UNITI – L’istruzione universitaria americana si trova a un bivio

La nuova generazione di studenti universitari si trova ad affrontare sfide sempre diverse derivanti da cambiamenti demografici, da una crescente disuguaglianza di reddito e da situazioni politiche tumultuose. Il tutto accompagnato dalla preoccupazione che il Paese non riesca a superare le sue divisioni più profonde

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AGOSTO 2016 – STATI UNITI – Le maggiori sfide educative odierne in ambito universitario

Trovare nuovi modi alternativi per insegnare alla generazione digitale, abbassare i costi dell’educazione universitaria e favorire un graduate rate superiore. Queste sono le principali sfide educative che gli esperti del settore hanno individuato per il sistema universitario statunitense

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LUGLIO 2016 – GLOBAL – La reputazione di un ateneo è una “bolla” facile da far scoppiare

La reputazione fa parte del passato, riflette una forma di pregiudizio ed è la dimostrazione di nulla salvo di se stessa (Felipe Fernándes-Ermesto)

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LUGLIO 2016 – GLOBAL – Attrattività delle università e nuove tecnologie digitali

Per essere attrattive, le università devono studiare e comprendere i comportamenti e i bisogni della c.d. "generazione Z" e investire sempre più nelle nuove tecnologie digitali

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LUGLIO 2016 – CANADA – Nuove sfide per l’internazionalizzazione del sistema universitario

L'internazionalizzazione è divenuta una priorità strategica per le università canadesi, soprattutto in riferimento alla presenza di studenti stranieri e di programmi di studio internazionali. In futuro dovranno essere affrontate nuove sfide, ad esempio riguardo ad una maggiore mobilità internazionale degli studenti canadesi

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GIUGNO 2016 – EUROPA – Le università più innovative del 2016

Al primo posto si trova l’università di Leuven in Belgio, seguita dagli atenei inglesi Imperial College London e Università di Cambridge. 60 delle università presenti nella classifica si trovano nell’Europa occidentale, 24 nel nord del continente, 15 nel sud e solo una nell’Europa orientale

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GIUGNO 2016 – GLOBAL – Mass higher education e diseguaglianze sociali

Alcuni studi recenti hanno messo in luce che, a livello globale, il forte aumento delle iscrizioni all'università verificatosi a partire dagli anni Settanta non ha diminuito le diseguaglianze sociali

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GIUGNO 2016 – COREA DEL SUD – La mania per l’università

Nel 1971 solo il 7% dei giovani della Corea del Sud aveva accesso alla tertiary education. Nel corso degli anni tale percentuale è aumentata fino a ricomprendere, nel 2015, quasi l’intera popolazione giovanile

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MAGGIO 2016 – REGNO UNITO – La Brexit e l’allarme brain drain

Senza il legame con l’Unione europea le università britanniche avranno maggiori difficoltà nell’ attrarre giovani ricercatori, che tenderanno a preferire gli Stati Uniti. Gli studenti adotteranno un comportamento analogo

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MAGGIO 2016 – SCOZIA – Abolire le tasse universitarie aumenta le immatricolazioni?

Uno studio dell'Università di Edimburgo ha dimostrato che in Scozia la scelta di non applicare tasse universitarie non costituisce garanzia di un più facile accesso al sistema universitario rispetto al resto del Regno Unito. Tale misura potrebbe diventare più efficace se accompagnata da politiche mirate, ad esempio in riferimento all'accesso alle università da parte di soggetti provenienti da contesti svantaggiati

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MAGGIO 2016 – NUOVA ZELANDA – La review governativa sulla produttività preoccupa

La review governativa avviata all'inizio del 2016 sulla produttività della tertiary education preoccupa le università neozelandesi. L'eccessivo focus della review sulle nuove tecnologie rischia infatti di imporre modifiche alle attività di insegnamento e ai programmi di studio che potrebbero danneggiare il sistema universitario

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APRILE 2016 – REGNO UNITO – Il debito universitario più alti di tutto il mondo anglofono

Durante i suoi studi lo studente universitario inglese accumula un debito di oltre £ 44,000 (€ 51,600), nettamente superiore al debito che contraggono gli studenti di Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda

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MARZO 2016 – NORVEGIA – Ricercatori universitari stranieri a rischio discriminazione

Un recente studio commissionato dal Committee for Gender and Diversity Balance in Research (nominato dal goveno norvegese) ha evidenziato che i ricercatori di origine straniera possono incontrare maggiori difficoltà di accesso alla carriera accademica rispetto ai loro colleghi norvegesi

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MARZO 2016 – GLOBAL – Un terzo degli studenti universitari è iscritto a università private

Secondo uno studio della State University of New York, nel mondo un terzo degli studenti universitari è iscritto a università private. In Europa solo un settimo ma la quota è destinata ad aumentare

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MARZO 2016 – CINA – Il numero di laureati equivale a 1 nuova università a settimana

La Cina crea l’equivalente di un’università a settimana in termini di nuovi laureati, superando così il primato degli Stati Uniti e dell'Europa. Tale tendenza è destinata ad intensificarsi: si stima che il numero di laureati in Cina tra i 25 e i 34 anni aumenterà del 300% entro il 2030

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MARZO 2016 – REGNO UNITO – Forte calo di studenti stranieri nelle business schools

Un recente rapporto della Chartered Association of Business Schools ha evidenziato, nel 2015, un calo pari al 8,6% degli studenti stranieri iscritti alle business schools britanniche. Tale diminuzione è dovuta principalmente alle politiche restrittive applicate dal governo in materia di visti per gli studenti extra UE

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MARZO 2016 – GLOBAL – Nelle accademie nazionali delle scienze le donne sono il 12%

Il rapporto "Women for science: Inclusion and participation in academies of science" ha messo in luce che, in 69 accademie nazionali delle scienze prese in esame a livello globale, solo il 12% dei membri è costituito da donne. Molte sono ancora le sfide da affrontare per garantire alle scienziate pari opportunità nella carriera accademica

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FEBBRAIO 2016 – NUOVA ZELANDA – Calo di circa 11.000 studenti nel 2016-2018: che fare?

Nelle università neozelandesi è previsto un calo di 3.000 studenti nel 2016, 5.200 nel 2017 e altri 1.900 nel 2018. Il Ministero dell'educazione neozelandese prevede nuove strategie di rilancio del sistema universitario per contrastare tale diminuzione

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FEBBRAIO 2016 –CINA – Dati gonfiati sul tasso di occupazione dei laureati

Un recente rapporto delle università di Shanghai sul tasso di occupazione dei laureati nel 2015 indica che il 95% dei titolari di bachelor degree ha ricevuto offerte di lavoro o ha scelto di proseguire gli studi. Tale dato è stato fortemente contestato perchè considerato non realistico e finalizzato piuttosto ad attrarre nuovi studenti

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DICEMBRE 2015 – AUSTRALIA – Persi $800 mln: i laureati all'estero rimborseranno il debito

In Australia, il mancato rimborso del debito universitario è costato 800 milioni di dollari. Per questo motivo, dal 2016 anche i laureati che si trasferiscono all'estero saranno obbligati a rimborsare il proprio debito allo stato

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GIUGNO 2015 – STATI UNITI – Fino al 69% del reddito familiare per spese universitarie

Negli Stati Uniti crescono le spese universitarie per le famiglie. Soprattutto quelle a basso reddito, infatti, sostengono spese per l’istruzione universitaria pari al 69% del loro reddito

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GIUGNO 2015 – STATI UNITI – Il costo dell'università è cresciuto del 632%

Tra la metà degli anni 80 e il 2013 la spesa delle famiglie americane per l’istruzione universitaria (+632%) è aumentata del doppio rispetto alla spesa sanitaria (+325%) e di quattro volte rispetto al reddito (+152%)

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APRILE 2015 – STATI UNITI – La vera causa dell'aumento delle tasse universitarie

Negli Stati Uniti, negli ultimi 35 anni le tasse universitarie sono quadruplicate, raggiungendo nel 2014 la cifra di 9,139 dollari. La riduzione dei finanziamenti pubblici alle università non è però la vera causa di tale aumento

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MARZO 2015 – REGNO UNITO – Nel 2013, il 44,5% dei ricavi totali proveniva dalle tasse

Il report HE Finance Plus 2013/14 mostra che i ricavi totali ottenuti dai provider nel settore della higher education nell'a.a. 2013/14 ammontavano a 30.7 miliardi di sterline. Le tasse hanno contribuito per il 44,5%. La spesa totale dei medesimi provider è invece stata di 29.4 miliardi di sterline, di cui più del 50% attribuibile al costo per il personale

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